Night Gaunt «Night Gaunt» [2015]
Recensione
Nati dalle ceneri degli Hypnos, i romani Night Gaunt, in azione dal 2013, propongono un doom metal dalle tonalità cupe e profonde e dall’effetto particolarmente significativo. Il nome di questa band deriva da quel mostro creato nell’immaginario del poeta Lovecraft che di notte lo rapiva e lo conduceva in luoghi spaventosi, lugubri e pregni di terrore. Le sonorità, come detto, appaiono dai primissimi momenti cupe e tetre mentre le andature complessivamente procedono nella classica lentezza, quasi melmosa, tipica del genere con un effetto distorto che non assume mai connotati prevaricatori sugli altri strumenti. I brani, nella loro lunghezza moderata, affrontano tematiche relative alla psiche umana e a tutti quegli incubi di cui rimaniamo talvolta prigionieri. Il platter apre con “Persecution” dall’andamento lento e dal sound pesante che si propone, nel cambio ritmico successivo, con un riff ben architettato; la parte cantata rimane in una tonalità al limite del sepolcrale che piace e coinvolge; si prosegue con “Breathless” con un intro dall’apertura quasi spettrale che alimenta non poco il già tetro spirito dell’album ma di seguito il motivo si trasforma assumendo un’ andatura dai connotati ben più spinti che ricordano, seppur in maniera limitata, gli amati Entombed. “The Church” brano dall’intro paludoso, lento, quasi fermo in grado di far perdere il senso terreno determina una sorta di ambientazione assolutamente surreale nell’immaginario dell’ascoltatore. Si prosegue con “Night Gaunt” brano esclusivamente strumentale che parte in maniera un po’ più corazzata rispetto ai precedenti dove sono presenti anche alcuni lead guitar che, nella loro semplicità, fregiano ulteriormente il pezzo. “The Patient”, ripropone l’ andatura iniziale sempre lenta che, nonostante la presenza di qualche variazione ritmica, risulta abbastanza piatta; “Black Velvet” parte bene, il motivo coinvolge ed il riff è ben calibrato. Conclude “Acquiescent Grave” brano più lungo del disco dall’ intro quasi in modalità stoner ambient poi trasformato in un compatto doom dai tratti convincenti. Il disco si presenta in un’ alternanza tra momenti di coinvolgimento e momenti quasi di stasi che, a lungo andare, appaiono un po’ monotoni e quasi noiosi; tutto sommato è un lavoro che dimostra un’apprezzabile capacità intuitiva di questa band grazie all’apporto di alcuni riff che, nella loro diversità, sono in grado di determinare una corretta variabilità compositiva.
Track by Track
- Persecution 70
- Breathless 70
- The Church 65
- Night Gaunt 65
- The Patient 50
- Black Velvet 70
- Acquiescent Grave 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
66Recensione di Wolverine pubblicata il 09.06.2015. Articolo letto 1789 volte.
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