Obscure Devotion «Ubi Certa Pax Est» [2017]
Recensione
Ritornano sulle scene di Obscure Devotion da Potenza, con questo “Ubi Pax Certa est”, autoprodotto e che condensa 10 tracce di ciò che possiamo definire a grandi linee black / melodic death metal in circa 47 minuti e mezzo. Tre quarti d’ora di luci e ombre alternate. Sì perché UPCE è un album globalmente riuscito, ma con diverse spigolosità e stranezze sparpagliate per tutta la sua durata, che lo rendono più strano e meno difficile da digerire.
Diciamo infatti sin da subito che secondo me gli episodi migliori dell’album vanno dalla terza alla quinta canzone compresa. Qui infatti gli OD danno il massimo, e nonostante dei suoni troppo puliti un po’ troppo death metal, riescono a presentarci dei brani black metal dal riffing oculato e tecnico e con arrangiamenti ben curati, molto sullo stile dei Dissection, ma anche con richiami ad altre bands svedesi meno note ma non per questo dimenticate come i Dawn, ad esempio. Di questi tre brani senz’altro si fanno notare la bella e maestosi “Burning blades of frozen tears”, nonché la più canonica ma comunque riuscita “Dreaming a dead home”, che rappresentano senz’altro gli highlights più fulgidi di “Ubi Pax Certa Est”.
Ora, se tutto il disco fosse stato così starei parlando di un mezzo capolavoro, ma per qualche strano motivo “Ubi...” nelle altre tracce funziona meno bene e c’è sempre qualcosa che non funziona granché. Ne sia un esempio la title track in apertura, che allo stile finora sentito aggiunge uno stacco improvviso per sola chitarra arpeggiata che trovo inopportuno, troppo lungo e non necessario, mentre su “On butterfly wings” compaiono trovate un po’ discutibili che partono per la tangente da quanto fatto di buono dagli OD, come dei riffs assolutamente troppo death e un assolo finale che trovo troppo lungo senza che ce ne sia un vero motivo. E tutto senza contare un brano black metal ma strumentale come “Beyond the flesh”, carino ma anche un po’ sprecato, e le due “Arrivederci”, brani brevi che trovo poco comprensibili.
Insomma: come detto, luci e ombre. “Ubi Pax certa est” è un album che mostra potenziale ma che ha anche molti aspetti meno lavorati e studiati, come se la band fosse arrivata alla fine della composizione dell’album senza curare molti particolari o non avesse pieno controllo su tutte le sfumature della propria musica. Per questo, tra brani non molto comprensibili di senso e uno stile definito ma non in tutti i brani, “Ubi Pax Certa Est” convince bene per un po’, ma c’è anche un forte senso di disco di nicchia e per forza di cose rimane destinato a brillare solo a sprazzi. Raccomando l’ascolto e l’eventuale acquisto dell’album ai fans più sfegatati di questo tipo di Black Metal ispirato ai Dissection, gli altri invece possono passare mano.
Track by Track
- Meet the sorrow - Intro S.V.
- Ubi pax certa est 65
- Burning blades of frozen tears 80
- Dreaming a dead home 80
- The sign of pain 75
- On butterfly wings 70
- Arrivederci Pt.1 60
- Arrivederci Pt. 2 55
- Beyond the flesh 60
- Last embrace - Outro S.V.
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
69Recensione di Snarl pubblicata il 18.03.2018. Articolo letto 1845 volte.
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