Progressive Xperience «Inspectra» [2013]
Recensione
Ecco la terza fatica per i fiorentini ProgressiveXperience, band che abbiamo piacevolmente seguito fin dal debut ‘X’ del 2007 poi con ‘21st Century Brain Damage’ (2008), album seguito da cinque anni di silenzio fino a questo particolare ‘Inspectra’ che di certo non può godere di una comprensione facile con pochi e approssimativi ascolti.
Come per tutti i dischi che valgono non poco, qui bisogna fare le cose per bene e dedicargli il tempo che merita. Iniziando dal sound scordatevi le grandi (e spesso finte) produzioni modernissime; il sestetto toscano ha volutamente scelto di impoverire coraggiosamente il suo sound usando una scelta di suoni secca ed essenziale, senza troppi effetti né post-produzioni. Consideriamolo un felice tributo al lato vintage dei Progressive Rock storico impreziosito da un bel po’ di energia in più “pagata” con chitarre distorte ma dall’impatto dignitosamente dolce.
In questo concept ambientato nella San Francesco dei 50’s si svolgono interessanti soluzioni di ogni tipo, motivo per cui la musicalità all’interno di “Inspectra” è sempre al primo posto. C’è una ricerca costante e profonda e in ogni angolo delle composizioni, anch’esse frutto di un’eleganza d’eccezione che guarda al presente tanto al passato (i suoni delle tastiere in particolare) e che, seppur generando un sound scarno, il tutto riesce ad essere riempito con la bravura sullo strumento, del resto i Nostri non son certo gli ultimi arrivati.
Vi consiglio qualche traccia di riferimento se volete intraprendere un ascolto che vi stuzzicherà di continuo.
‘Velvet Sky’ dalle atmosfere suggestive, interessantissima e vagamente elettronica (elemento che non mancherà mai nel platter, ‘la title-track ‘Inspectra’ e ‘San Francisco’ che riescono a riassumere l’eleganza che aleggia nell’aria dell’intero album, ‘Somewhere In Time’ dal pianoforte più che romantico con intuizioni che ho apprezzato in larga misura, ‘Defeaning Silence’, acustica ai limiti del folk, e le splendide ‘Cellar Door’ a la Opeth di Damnation e ‘The End Of a Day’ che chiudono in bellezza un’opera estremamente matura e che non mancherà di fornire soddisfazioni un po’ ovunque.
Di contro resta la poca fruibilità di una musica molto sperimentale e ricercata ma in casi come questi immagino che coloro che possiedono una mentalità più che aperta sapranno apprezzare non poco.
Track by Track
- 1958 75
- Madness Of Illusion 75
- Something Like Death 75
- Velvet Sky 85
- Inspectra 85
- San Francisco 85
- Silent Secrets 75
- Trial Of Fear 75
- Into Abeyance 75
- Somewhere In Time 75
- Black Clouds 75
- Defeaning Silence 80
- Cellar Door 85
- The End Of a Day 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 85
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 75
- Tecnica: 90
Giudizio Finale
78Recensione di Carnival Creation pubblicata il 03.11.2013. Articolo letto 1771 volte.
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