Rainbow Bridge «Drive» [2023]
Recensione
Il progetto Rainbow Bridge nasce nel 2006 con l’intento di proporre un’interpretazione del sound della Jimi Hendrix Experience e del blues più duro & psichedelico.
Nel 2010, con il primo demo, la band riceve commenti più che positivi anche negli Stati Uniti e, con il tempo, ha partecipato a parecchi festival - Jimi Hendrix live di Bologna, Blues in Town, South Italy Blues Connection, Wood in Stock, Dogana Blues, Blues a Balues Bologna, Bitonto Blues, Woodstock Again, Campania Blues Festival, Freakout Stoned Fest. 
Nel 2017 esce l’EP “Dirty Sunday” con degli inediti, un anno dopo esce “Lama” e “Neverending Trip" nel 2019.
Poco tempo dopo arriva "Unlock" progetto di Jam Session registrate dal vivo dopo il lockdown 2020, circa due anni dopo "Live at La Cittadella" che racchiude gran parte della produzione della band in versione live.
Drive è la nuova uscita della band e dalla cover possiamo già capire, a grandi linee, cosa ci aspetta: un viaggio nella buona musica.
Partiamo con Until my wings will be stronger, un blues che ci immerge, con la fantasia, in un territorio aspro e selvaggio in cui si impugna una chitarra e si canta intorno a un fuoco; Years of beer ha un suono meno rilassato e più oscuro, di quelli che senti come sottofondo in un pub certi sabati sera un pò fumosi.
Black Monday è strumentale, un intercalare sempre coerente con il genere proposto dalla band.
Una piacevole svolta quella che ci offre I saw my dad play air guitar: allegra e old school, proprio quello che vogliamo sentire per dare un tono più spensierato alla nostra giornata.
Altri brani senza parti vocali, Make peace e Stills drive sono abbastanza dinamiche, sebbene io non sia amante di queste soluzioni.
Tears never here è l’essenza di un buon rock’n roll fatto col cuore e quella punta di malinconia che solo il blues sa metterci per bene.
In conclusione troviamo Coming out, pezzo nuovamente strumentale che non mi ha entusiasmata più di tanto.
Il lavoro dei Rainbow Bridge è pieno di passione e ispirazione, si sente molto il suono ruvido degli anni passati, come il tono un pò intimo e malinconico, piuttosto che quella sana punta di ribellione che tanto ci piace.
Sebbene ho apprezzato maggiormente i brani cantati, proprio per l’energia che hanno saputo trasmettere, non ho disdegnato l’ascolto di ciò che è risultato più strumentale.
Mi è piaciuta comunque la coerenza e quel sapore un pò di ruvida simpatia che traspare in ogni nota suonata.
È un disco che sento di consigliare agli amanti del rock più “datato” e forse più genuino, ma anche a coloro che gradiscono un pizzico di blues canzonatorio.
Bravi, niente da dire.
Track by Track
- Until my wings will be stronger 70
- Years of beer 70
- Black Monday 70
- I saw my dad play air guitar 75
- Make peace 70
- Stills drives 70
- Tears never here 75
- Coming out 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 70
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
71Recensione di reira pubblicata il 28.03.2023. Articolo letto 711 volte.
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