Raspail «Dirge» [2016]

Raspail ĞDirgeğ | MetalWave.it Recensioni Autore:
Wolverine »

 

Recensione Pubblicata il:
23.12.2016

 

Visualizzazioni:
1328

 

Band:
Raspail
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Titolo:
Dirge

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
- Ianus :: Voice, Screams and Lamentations;
- Israfil :: Guitar, Bass VI, Explosions, Drones;
Zeno :: Bass;

 

Genere:
Doom Death Metal / Post Rock

 

Durata:
52' 29"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
11.11.2016

 

Etichetta:
Sickman Getting Sick Records

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Personalizzando al massimo il proprio sound, non privo di influenze death metal, doom anni ’90, incredibilmente miscelato con black metal, shoegaze e quanto di più malinconico ci sia, i romani Raspail, presentano il loro primo full lenght “Dirge”, solamente preceduto un triennio fa dal loro Ep di debutto. Si tratta di un lavoro dai toni prettamente oscuri e malinconici, allo stesso tempo dominanti da un senso di ipnotismo alternato tra atmosfere, non scevre da tonalità eteree e droniche, che influenzano non poco l’ascolto delle otto tracce. Un insieme quindi di sonorità all’interno delle quali paiono distinguersi coerentemente anche chitarra e batteria tra andature mai troppo spinte incentrate maggiormente sul doom; i brani si alternano con non poche costruzioni armoniche capaci di spaziare in contesti limbici e nebbiosi tra tristezza, panico e l’inaspettato. Tra i brani, meritano menzione l’opener “The Wanderer” un brano triste non poco, tra malinconia ed epicità offerta da un insieme di andature decisamente moderate ed incisive; altro brano particolare è “One Step more to the Void” all’interno del quale si alternano e allo stesso tempo si intrecciano senza esclusione di colpi andature diversificate tra death metal moderato e doom, lasciando all’ascolto una sensazione di soddisfazione; c’è poi “We Should Not Grieve”, altro brano decisamente cupo ma dall’effetto quasi doloroso anche dovuto al particolare cantato scream che lo contraddistingue; si giunge poi, con i sui nove minuti di ascolto abbondanti, al conclusivo “Et in Arcadia Ego”, un altro particolare brano che, seppur differenziandosi in alcuni passaggi offre sempre quella sensazione di malinconia in grado di prendere il sopravvento sin dalle sue prime batture. Il lavoro, pur lasciando una sensazione decisamente particolare all’ascolto, forte di un coinvolgente impatto iniziale, dopo diversi ascolti, dà un po’, soprattutto per quanto concerne alcuni brani, una sensazione di ripetitività che al lungo andare rischia di trasformarsi in monotona; in ogni caso, la band nella sua particolare creatività si rivela apprezzabile.

Track by Track
  1. The Wanderer 75
  2. The Nymph's Wood Hymn to the Rising Sun 65
  3. Vesevo 60
  4. Dirge 60
  5. One Step more to the Void 70
  6. We Should Not Grieve 65
  7. Ver Sacrum 65
  8. Et in Arcadia Ego 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 65
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
67

 

Recensione di Wolverine pubblicata il 23.12.2016. Articolo letto 1328 volte.

 

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