Ravenscry «Ravenscry» [2009]

Ravenscry «Ravenscry» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Nicolas Blaze »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
2980

 

Band:
Ravenscry
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Titolo:
Ravenscry

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Giulia Stefani – Voce
Mauro Paganelli – Chitarra A 6, 7 E 8 Corde, Programming
Paul Raimondi – Chitarra A 7 E 8 Corde, Programming
Fagio – Basso A 6 Corde, Programming
Simon Carminati - Batteria

 

Genere:

 

Durata:
22' 55"

 

Formato:
EP

 

Data di Uscita:
2009

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Primo EP per i Ravenscry, di base a Milano, e la prima affermazione che si può fare è che faranno strada, dato che di qualità ce n’è tanta davvero. Il dato, in sé relativamente comune, diventa sorprendente se si pensa che, dei cinque, l’unico ad essere già figurato in releases ufficiali è il chitarrista Paul Raimondi (batterista negli Hyperion, autori di un full-length nel 1999, e tuttofare nel progetto CreHate); ma va aggiunto che il drummer Carminati è stato allievo di Alfredo Golino, session man tra i più noti, e che la dotata vocalist Giulia Stefani ha ricevuto le cure di Albert Hera, maestro di canto stimatissimo nel panorama musicale nazionale anche per la pubblicazione di due meravigliosi album sperimentali (“…E Dopo il Silenzio” e “Simbiosi – Omaggio a Bobby McFerrin”). Quello che ne viene fuori è un prodotto che, pur restando nei solchi del gothic all’italiana, sceglie autonomamente e spesso con coraggio: i Lacuna Coil sono il faro che impedisce di divagare, piuttosto che la scia da seguire.
Arduo trovare un punto di partenza: direi innanzitutto che la produzione e il mix (curati in due studi differenti in quel di Los Angeles, nientemeno) sono di livello elevatissimo, da disco vero e proprio e pure di un certo spessore. Non c’è, in effetti, un volume fuori posto, un suono da modificare, ammorbidire o raffinare, un colpo di batteria da ispessire o rendere meno invadente: e scusate se è poco. Ma questo, ovviamente, non sarebbe niente se non fosse accompagnato da una prestazione maiuscola da parte della band, che in cinque tracce sfodera un arsenale di tutto rispetto, fatto di melodie elaborate e magiche, inseriti su tessuti che non disdegnano, oltre ai canonici suoni classicheggianti, puntate nell’elettronica.
“Nobody” è, del quintetto di brani, quello più melodicamente calzante, in grado di catturare subito senza, perdonate il termine, sputtanarsi in cerca del favore dell’ascoltatore: e notevole è la prova della Stefani, versatile e precisa anche nelle backing voices, davvero chirurgiche. Si tratta, come dicevamo, di gothic rock più che di gothic metal, con, in luogo di arrangiamenti pomposi e pretenziosi, un’attenzione alla forma-canzone che non può che far bene.
Il difetto della pur bella “Calliope” risiede nella scelta di affidare il controcanto della strofa alle voci maschili, probabilmente in previsione live: ma la voce di Chiara Stefani ci ha stregato, e la vorremmo sentire sempre e comunque. Tuttavia stacchi creativi (pure troppo: un momento simil-techno ci aveva fatto rabbrividire) e cambi dinamici interessanti ne innalzano il livello.
“Redemption” si divide in tre parti, che andiamo senza indugio ad esaminare: “Rainy”, che, se nelle note di pianoforte richiama un certo sentore à la Evanescence, si dimostra tendente verso lidi già battuti da Within Temptation e simili, risultando efficace solo in quanto più elaborata nelle textures di una ballad “comune”, ma mancando di certe armonie decisive.
“Reflection”, strumentale, mostra ancora una volta passaggi efficaci, ma soprattutto funzionali al ruolo di interludio nella suite “Redemption”.
Più significativa è la conclusiva “Far Away”, che, rispetto alle atmosfere intriganti dei due brani precedenti, torna ad una struttura più familiare, con ottimi assoli, melodie calzanti e quanto serve per un brano diretto ma non semplice, ancora esemplificativo di un sound già identificabile come Ravenscry.
Se solo un consiglio è concesso, suggerirei di osare di più, di personalizzare ulteriormente un sound comunque già definito e personale, in modo da colpire ulteriormente l’ascoltatore e farlo immergere in una lenta marea fatta di appeal e capacità tecnica.

Track by Track
  1. Nobody 85
  2. Calliope 75
  3. Redemption part I - Rainy 70
  4. Redemption part II - Reflection 70
  5. Redemption part III - Far Away 80
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 95
  • Qualità Artwork: 50
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
75

 

Recensione di Nicolas Blaze pubblicata il --. Articolo letto 2980 volte.

 

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