Saille «Eldritch» [2014]

Saille «Eldritch» | MetalWave.it Recensioni

Autore:
Snarl »

Recensione Pubblicata il:
03.01.2015

Band:
Saille

Titolo:
Eldritch

Nazione:
Belgio

Formazione:
Dennie Grondelaers :: Vocals Reinier Schenk :: Guitar, Bass Jonathan Vanderwaal :: Guitar, Clean Vocals
Dries Gaerdelen :: Keyboards, Piano & Clean Vocals
Kevin De Leener :: Drums

Genere:
Epic Black Metal

Durata:
55' 54"

Formato:
CD

Data di Uscita:
10.11.2014

Etichetta:
Code666

Distribuzione:
Aural Music

Agenzia di Promozione:
Aural Music (Promotion)

Recensione

I Saille sono belgi (si pronuncia sahl-yeh) e arrivano al loro terzo album pubblicato tramite la nota Code666, label che si è sempre specializzata nel proporre musica eclettica e non del tutto facilmente inquadrabile.
E la stessa cosa è qui con i Saille, band symphonic black metal ma caratterizzata di non essere (per fortuna) un ennesimo cliché tipo “Dimmu Borgir per le tastiere e Behemoth come velocità o pesantezza”, no: qui il punto di riferimento sembrano essere i mai dimenticati Naglfar con un buon tocco di horror a insaporire il disco, questo “Eldritch” che condensa outro più 8 canzoni in quasi 56 minuti di musica. Una musica che convince fortemente nella potente “Emerald”, nella velocissima “Walpurgis” e soprattutto nella meravigliosa e cadenzata “The great god pan”, dove samples di Aleister Crowley appaiono ad accompagnare la canzone, che presenta anche stacchi più malevoli e sinuosi di chitarra solista. In generale il disco riesce soprattutto nella prima parte ad avere un’ottima atmosfera, e riesce a sopperire ad una qualità sonora troppo secca e poco atmosferica grazie ad un riffing sempre vario e a delle tastiere presenti ma mai sovrabbondanti, anche se il picco migliore dell’album è dato da “Eater of worlds”, brano più norvegese all’inizio e più epico dopo. Dispiace sinceramente solo per una qualità delle canzoni un po’ meno a fuoco a fine album, dove “Red death” si fa meno notare per soluzioni stilistiche meno riuscite e anche per uno stacco deathcore che decisamente non ci sta bene, senza contare una “Dagon” buona ma un po’ filler secondo me.
Nonostante questi piccoli spigoli nell’album, “Eldtrich” è senz’altro un album interessante di black metal sinfonico, probabilmente non originale, ma per una volta in mezzo a troppi scarsi che sanno solo ricalcare il cliché espresso a inizio recensione, una band così è senz’altrao da seguire con interesse. Ben fatto!