Sententia Mortis «Verbum Inferi» [2011]

Sententia Mortis «Verbum Inferi» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1406

 

Band:
Sententia Mortis
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Titolo:
Verbum Inferi

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Demon - guitars and keyboard
Groeber - bass
Mauron - vocals

 

Genere:

 

Durata:
43' 33"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

La storia dei Sententia Mortis è piuttosto semplice; un trio dedito a produzioni di black metal melodico, che realizza album direttamente in casa propria ovviando alla registrazione della batteria utilizzando delle tracce programmate (usando per altro un noto plug in la cui resa sonora non è mai troppo convincente quando inserita in un mix...); altrettanto basilari sono le sonorità del disco, tutte incentrate su una forma di black metal ormai piuttosto canonico. Quarantacinque minuti di musica vicina principalmente ai Dimmu Borgir della metà degli anni 90, per suggerire un termine di paragone più immediato, ma la loro propensione a trame lugubri ed orchestrazioni può ricordare talvolta episodi delle prime cose dei Troll. Ad ogni modo le influenze più forti derivano dai primi che ho citato: la voce roca vorrebbe ricordare Shagrath, (ma si potrebbe estendere il paragone anche al Satyr dei Satyricon), l'utilizzo di tastiere magniloquenti in primo piano e di chitarre molto ruvide sullo sfondo, nonché una serie di soluzioni ritmiche tipiche del periodo “Enthroned Darkness Triumphant”.
La sensazione di già sentito guasta il disco in maniera piuttosto radicale, tale che alcuni brani non possono non ricordare quel determinato stile; e non vi è una ricercatezza – una, che giustifichi un album come questo. Credo che, per quanto poco, non ci si possa lasciare al puro calligrafismo delle gesta di un'altra band, ma è questo che succede lungo tutto questo disco; al punto che nonostante certe buone partenze e qualche stacco meno banale del solito, ci si trova in un mare di stereotipi compositivi, ritmici e vocali spaesanti.
Non posso proprio dire che sia un disco completamente disdicevole, ma il fattore noia potrebbe essere determinante, tanto più che si ha a che fare con un gruppo che gestisce le proprie produzioni in casa; possibile che non vi sia un po' d'interesse nel cercare delle alternative? Visto che si accetta di mettere una drum machine, perché non approfondire l'utilizzo dell'elettronica, o magari accentuare le atmosfere horror tramite espedienti computerizzati. Anche con la logica di eventuali apparizioni dal vivo, mi domando: meglio un banale gruppo metal con una base di batteria, o una performance in cui l'elettronica non è solo un aiutino, ma parte integrante?
Certo, poi, se uno desidera suonare entro certi limiti, mica lo si può negare; i risultati sono quelli che sono e son facilmente verificabili.

Track by Track
  1. Mask Of Hypocrisy 50
  2. I'm Ready To Serve Again 60
  3. Enemies Of Existence 55
  4. The Legions Hymn 55
  5. Back To Kill 50
  6. Verbum Inferi 60
  7. My Sacred Spirit 60
  8. One On One 60
  9. A Flow 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 55
  • Qualità Artwork: 50
  • Originalità: 50
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
56

 

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