Sidhe «Contenebrat» [2016]
Recensione
Tre brani. Ecco quanto veramente emerge dalla massa del secondo album dei Sidhe, band da Varese che si propone il lodevole compito di mescolare un certo stile doom anche un po’ stoner and un po’ di gothic/doom (raro in realtà), nonché ad un certo pagan metal/rock per un risultato che potremmo definire negli intenti un mix tra Grand Magus, Bathory di metà carriera e giusto elementi sparsi dei My Dying Bride.
Ma come abbiamo detto, io dei dieci brani per quasi 66 minuti di musica di “Contenebrat” ne salvo giusto tre, mi spiace, ovvero le prime due e “Leanan Sidhe”. Il cd comincia bene con una “Confessione” che è un doom vagamente gothic, ma dal feeling e dalle tematiche niente male, ma già con la title track le cose cambiano di coordinate per un tocco decisamente più astratto. Da qui in poi, fino alla penultima canzone, purtroppo, il cd annoia davvero. Il fatto è che tutto da qui in poi suona molto poco amalgamato o scorrevole, con il chitarrista davvero bravo di per sé, ma che non si amalgama con una cantante che usa per quasi tutto il tempo delle linee vocali che prendono troppe note e tutte spesso sullo stesso range, ed entrambi a loro volta non si amalgamano con una sezione ritmica che si limita a seguire stentoreamente la musica. Il tutto senza ritornelli efficaci, senza passaggi evocativi o davvero emozionali il grado di colpirmi. E per questo io davvero non capisco il senso dei 12 minuti di “Seven Gates” o di “Guardian woods”, o il goffo drammatismo di “Calice di Sangue”. Poi certo, c’è una bella “Leanan Sidhe” che amalgama tutte le influenze, ma l’ultimo brano non conferma il trend del penultimo.
Insomma: “Contenebrat” è invero il frutto di una band maldestra. Non è che questi ragazzi le sparano per descrivere la loro musica: la loro musica è come dicono loro, ma tutto suona ben poco amalgamato, ideato bene e poi lavorato e arrangiato in maniera casuale, con un cantato non efficace e che non va al punto in dei ritornelli o in dei climax, riffs belli ma con una struttura lasciata a sé stessa, e una batteria che non trascina mai i brani. Tre brani su 10 non bastano a fare un buon disco, e francamente pur lodando la voglia di originalità di questi ragazzi, non posso fare a meno di notare che il risultato non è eccellente e personalmente la loro musica scorre liscia come il motore di una macchina senza lubrificante. Mi spiace.
Track by Track
- Confessione 70
- Contenebrat 65
- Guardian woods 50
- Hekate's wheel 55
- The land of the young 55
- Ceridwen 55
- Seven Gates 50
- Calice di sangue 50
- Leanan sidhe 70
- The spell of the spider 55
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 60
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 50
- Tecnica: 55
Giudizio Finale
57Recensione di Snarl pubblicata il 25.10.2016. Articolo letto 1968 volte.
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