The Unchaining «Ruins At Dusk» [2014]
Recensione
Secondo album per questo progetto Black Metal atmosferico da Gorizia, consistente in 5 tracce più intro e intermezzo di 32 minuti di musica edito dalla Behemoth Productions.
Purtroppo però per quanto Francesco Caccese (unico componente della band e il cui nome l’abbiamo trovato dalla mail della pagina di facebook, altrimenti non è elencato) ci provi, il cd stenta a farsi ascoltare dall’inizio alla fine senza sbadigli, con tutto che passa di poco la mezz’ora. Lo stile dovrebbe essere quello di un black metal lento, gelido e riflessivo, sulla falsariga di quanto fatto da varie bands, prima tra tutte i Dimmu Borgir nell’immortale “Stormblast”, tranne sporadiche accelerazioni. Questo in teoria, perché purtroppo il cd è rovinato perlopiù dal fatto di essere realizzato davvero male, e in parte dal fatto di essere composto in una maniera piatta, con riffs generici. Appena parte “Lord of the autumnal mist”, infatti, è fin troppo chiaro che le magagne riguardano una drum machine dai suoni semplicemente impresentabili e con patterns privi di qualsiasi fantasiosità, che invece si limitano al solito 4/4 lento e irritante. Almeno la chitarra non è zanzarosa e ha un po’ di corposità, ma ciò non toglie che il suono è fin troppo cliché ed incapace di portare lontano con la mente, come questi brani dovrebbero fare. A tratti c’è anche spazio per un flauto, che almeno riesce a risollevare le sorti della migliore di tutte “The awakening of fangorn”, e anche “On wintry trails”, pur non facendo per niente gridare al miracolo, riesce a dare un mood complessivo che sia appena apprezzabile, ma emerge purtroppo anche il problema di soluzioni stilistiche banali, come lo stop, l’intermezzo e la ripartenza della terza canzone tutti slegati tra loro, a dimostrare che una volta che si suona un riff difficilmente si riesce a diversificare la canzone mantenendo alta l’attenzione, cose che ci aspetteremmo da un progetto al suo primo demo, ma non certo da chi ha fatto due album, l’ultimo dei quali sotto label. E tutto questo lasciando perdere il fatto che non giurerei che la quinta canzone è suonata bene vista la programmazione della drum machine e ascoltando i riffs, o (più probabilmente) è la drum machine a non essere ben fatta, il che è un errore molto grave.
In conclusione: sì ok “Ruins ar dusk” non è imbarazzante, è carino, ma è di quel carino che non ti lascia granché, che ti fa pensare che altri fanno meglio questo genere, come Elffor, primi Dimmu Borgir, Nokturnal Mortum eccetera eccetera, e che in ultima analisi mi fa pensare che non lo trovo sufficientemente competitivo. Mi spiace, ma c’è di meglio.
Track by Track
- Ruins at dusk (Intro) S.V.
- Lord of the autumnal mist 55
- The awakening of fangorn 60
- On wintry trails 60
- Marching from beyond 50
- Shadow vest (Intermezzo) S.V.
- Enshrined in darkness 55
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 55
- Qualità Artwork: 55
- Originalità: 55
- Tecnica: 50
Giudizio Finale
55Recensione di Snarl pubblicata il 07.12.2014. Articolo letto 1742 volte.
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