The Wild Child «The Wild Child» [2012]
Recensione
Secondo appuntamento discografico su lunga distanza per i The Wild Child, formazione italiana dedita ad un Heavy Metal di stampo classico piuttosto purista che dal 2004 (anno della loro fondazione) al 2006 si è occupata principalmente di cover di Black Sabbath, Ozzy Osbourne, Manowar, Motorhead, WASP, Judas Priest e ovviamente Iron Maiden scegliendo poi la strada della musica scritta di proprio pugno.
Risultato di questo nuovo sentiero fu il disco “In The Next Life” che funse da apripista per una carriera iniziata tutto sommato bene e continuata con questo omonimo album che ho appena finito di ascoltare.
E’ il classico esempio di disco registrato molto bene con contenuti di metal vecchia scuola che fanno molto riferimento alle band sopra citate e le suddette influenze vengono mescolate dignitosamente dando luogo a diversi episodi ibridi che non colpiscono l’ascoltatore quanto a innovazione ma per l’enorme passione che vive al loro interno.
E’ un disco ricco di solistica in fatto di chitarra, buone le ritmiche e precisione a non finire per quanto riguarda soli e sottolineature melodiche per la voce del Cristian Nava, singer di tutto rispetto il quale, anche se ancora un po’ spigoloso nella pronuncia inglese (il parlato di “Cris Song” sarebbe da migliorare a mio personale parere) ci espone una buonissima interpretazione delle liriche sotto a brani ritmati e possenti.
Il caso più interessante resta senza dubbio la tecnica “Mofo” che ritengo essere l’episodio migliore del disco; è un brano stuzzicante a dir poco che, a tutta sorpresa, ci offre anche un importante solo di batteria che in sede live avrebbe molto da guadagnare oltre al fatto di rappresentare una traccia piuttosto tirata ed eseguita benissimo.
Meno interesse ho provato per la maideniana/manowariana “Fuckin' Money”, brano forse troppo inflazionato mentre per quanto riguarda la ballad “Mother's Eyes” posso senz’altro scrivere positivamente per la dose di romanticismo misto a malinconia che la traccia trasmette.
Il tentativo della semi-suite “Cris Song” a chiudere il disco non è male come idea ma ci sono troppi momenti di staticità e troppa poca ricercatezza per poter brillare come brano da studio, piuttosto la vedrei meglio sopra un palco con l’atmosfera giusta.
Concludendo, “The Wild Child” ci testimonia ovviamente il buon operato di una band dalla carriera ancora giovane e mista di entusiasmo, c’è ancora molto lavoro da fare (compreso quello di sostituire il batterista che ha lasciato la band dopo la registrazione del suddetto disco) e degli angoli da smussare ma non è affatto da cestinare.
Track by Track
- Wild Child 65
- Confusion 65
- Mofo 75
- The Last Battle 65
- Fuckin' Money 50
- Mother's Eyes 70
- The Gosth 60
- Cris Song 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 50
- Originalità: 60
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
62Recensione di Carnival Creation pubblicata il 30.01.2013. Articolo letto 2238 volte.
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