Tommy Talamanca «Na Zapad» [2013]
Recensione
“Na Zapad” rappresenta di certo una di quelle produzioni nostrane di un’importanza assoluta che tutto il pubblico italiano e non dovrebbe ascoltare almeno una volta o due per rendersi conto di che razza di talenti possediamo nel nostro bel paese.
E’ l’esordio discografico da solista del ben noto Tommy Talamanca, chitarrista e tastierista che mille e uno volte avete avuto modo di ascoltare e di vedere nei Sadist. E’ un produttore capace e un polistrumentista talentuoso con una creatività davvero degna di nota e di considerazione e nel suo primo e personalissimo studio-album troviamo una continua sublimazione del suo essere per una durata che non arriva nemmeno ai 40 minuti ma che ci trasmette intensità, voglia di comunicare, atti artistici stupendi e un concept di fondo (con tanto di grecismi nei titoli) davvero interessante.
I primi due elementi che mi sono saltati all’occhio (e all’orecchio) sono stati indubbiamente la qualità e la scelta dei suoni (e qui il Talamanca gioca in casa) e una enorme originalità che permea e si distribuisce all’interno di ogni singolo pezzo e ogni nota conferendo ai brani un’aura magica dopo ogni ascolto.
Coadiuvato dal bravo Emiliano Olcese dietro le pelli, Tommy Talamanca è stato per così dire “slegato” e invece di creare un album “metal” come chiunque potrebbe aspettarsi da un artista del suo calibro, ha invece generato qualcosa a cavallo continuamente tra Progressive Rock, musica sperimentale, Avantgarde, musica tribale, Jazz, Fusion e psichedelia in generale. Davvero qualcosa che accontenta moltissimi palati, anche i più raffinati.
Se vi trovate nella condizione tale da essere dei musicisti, “Na Zapad” sicuramente potrebbe interessarvi molto anche come atmosfere: la fredda tecnica non esiste ed ogni strumento è messo al servizio di un discorso d’insieme che emoziona e fa librare nell’aria le migliori fantasticherie ma solo se sarete pronti ad ascoltarlo come si deve, ovvero ad occhi chiusi e togliendo di mezzo tutti i vostri pensieri.
Fanno la sua comparsa strumenti come la tabla, la kora, il bodhran, il bouzouki e persino la Darbuka quindi è logico pensare che il Talamanca sia anche un profondo conoscitore di musica non proprio convenzionale alle orecchie di un pubblico medio, tanto di cappello! Con le chitarre (acustiche, classiche ed elettriche) certamente dà il meglio di sé e lo dimostra con brani di alto livello come la jazzata di “Oeste” o la tribale “Syn – Ballein” nella quale un magico theremin fa capolino verso la metà della composizione; sono imperative da segnalare anche l’orientaleggiante “Arevelk' – Arevmutk'” e il brano maggiormente Progressive “Wala” in cui un organo detta legge quanto a fraseggi ma prende ben presto piede un’ambientazione che sa tanto di fusion quanto di jazz più standard e l’episodio più “metallaro” del lotto ovvero “In The Mouth Of Madness”.
E’ inutile stare a descrivere troppo le doti compositive di Talamanca in quanto rischierei di rovinarvi la sorpresa; certamente non si tratta di un disco di semplice impatto ma è dedicato alle persone (e credo ai musicisti) dotati di una mentalità molto aperta e sempre pronti a nuove sfide sonore.
Nel complesso “Na Zapad” è proprio un disco coi fiocchi.
Track by Track
- Vostok 75
- Arevelk' – Arevmutk' 80
- Wala 80
- Dia – Ballein 80
- Syn – Ballein 85
- Oeste 85
- Nbb 85
- A o 75
- In The Mouth Of Madness 80
- Na Zapad 85
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 95
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 85
- Tecnica: 90
Giudizio Finale
80Recensione di Carnival Creation pubblicata il 20.03.2013. Articolo letto 2142 volte.
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