Tribunale Obhal «Rumore in Aula» [2018]
Recensione
La Volcano Record non spicca di certo per avere al proprio interno una selezione di band che almen personalmente proporrei ad un defender, anzi, ad un metallaro medio, e i Tribunale Obhal non sono un'eccezione.
La proposta della della band marchigiana è un mix di influenze che vanno dal groove, al grunge, all'hard rock con delle punte di new metal anche se piuttosto vaghe.
Mi sentirei di precisare, prima di entrare nel merito delle canzoni, che autocertificazioni quali "band dal sound unico e ricercato" o "American style fuso alla lingua italiana" (testuale dalla descrizione sul loro sito) non fanno necessariamente di te una band con quelle caratteristiche, ma andiamo a vedere se è vero......per me no!
Devo avere dei criteri di valutazione molto differenti dallo staff di promozione della Volcano o della band in questione perchè il tipo di struttura che caratterizza la maggior parte dei brani di "Rumore in aula" (paradosso abbastanza spicciolo) sono molto comuni, e dirò di più, lavorati anche estremamente meglio da innumerevoli altre band di quella tendenza, e non mi pare inoltre esserci tutto stò richiamo d'oltre oceano, anzi.
Durante l'ascolto capita molto spesso di imbattersi in riff trascinati in loop dall'apertura dei pezzi fino a tutta la strofa con una totale assenza di una qualche soluzione che possa destare un minimo di interesse; dinamiche, "colore" di questo progetto risultano abbastanza flat e più tendenti al convenzionale che all'unico, fatta eccezione per alcuni brani quali "Nell'ombra" o "Seven" che si differenziano dagli altri anche per un cambio di rotta dal punto di vista del mood, anche quello abbastanza statico e comune tra un pezzo e l'altro.
Il cantato presenta dei connotati "gracchianti" alla Brian Johnson (che però mi suona ancora di blasfemia) e gli sforzi interpretativi sono più o meno apprezzabili in base ai pezzi; quello che spicca rispetto agli altri è quello in "Tutta la voce che ho", brano con lyric video (molto in voga) e forse con la maggiore capacità di trascinare.
Se l'obiettivo della band era quello di contraddistinguersi in una scena veramente alternative consiglio un forte cambio di rotta, i fan dei Negrita potrebbero invece apprezzare di più.
Track by Track
- Non lascio fare a te 55
- Hey Juda 60
- Lei 55
- Nell'ombra 65
- Nuova realta' 55
- Quello che senti 65
- Seven 70
- Taipaa 60
- What you gonna take 60
- Tutta la voce che ho 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 65
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
62Recensione di Fleshrequiem pubblicata il 10.07.2018. Articolo letto 1685 volte.
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