Triskelis «Malicon» [2021]
Recensione
Ad un anno dall’ uscita del debut album, torna Triskelis, progetto one man band del bassista Sergio Vinci con il suo nuovo “Malicon”, un album in cui l’autore prova ad esplorare, attraverso l’ausilio del basso distorto e delle tastiere, un contesto insolito frutto di malinconia e oscurità espresso in un contesto doom, stoner e dark gothic. In ogni caso gli otto brani tutti strumentali che si propagano per una mezz’ora di ascolto circa, rappresentano una sorta di prosecuzione del primo disco in cui, al di là della evidente volontà del voler suonare e sperimentare, a lungo andare l’intero lavoro pare restare sulla linea di partenza e non decollare al punto da non offrire contesti emozionanti. In sostanza, anche dopo un paio di ascolti, sembra che tutto appaia piuttosto scontato e nulla di più. Da ricordare “Amot” per quella vena appena più sperimentale e propositiva rispetto alle altre tracce; ancora i due brani definibili “gemelli” di “Tiev” e “Ruatt” che paiono un po’ la prosecuzione reciproca l’uno dell’altro; “Malicon” si rileva invece come un qualcosa di appena più sobrio, anche se privo di distorti e proponendo un basso nella propria naturalezza, miscelato dalle note del synth. Il lavoro, probabilmente abbastanza affrettato nella composizione, avrebbe potuto avere esiti diversi se magari fosse stato accompagnato da più strumenti o magari da un clean pacato e morbido, al punto da generare contenuti più attraenti e magari maggiormente differenziati.
Track by Track
- Inrot 60
- Goman 60
- Mosar 65
- Amot 70
- Tiev 60
- Noesi 65
- Malicon 65
- Ruatt 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 65
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
63Recensione di Wolverine pubblicata il 22.05.2021. Articolo letto 942 volte.
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