Tystnaden «Anima» [2012]
Recensione
Vera terra d'approdo della magniloquenza più pomposa e sfarzosa, il nuovo “female fronted metal” è un genere dai connotati sempre più moderni; vale a dire sempre più al passo coi tempi; più semplicemente si cerca di soddisfare la richiesta di quegli ascoltatori, ahimè, più distratti. Non mi interessa sottolineare le carenze di un unico genere musicale, ma troppo spesso accade che il centro di tutto sia una smaccata propensione al brano radiofonico.
Tralasciando l'ambiente che li circonda, passiamo ad una breve analisi di questo nuovo album dei friulani, dal nome ben poco immediato, Tystnaden (silenzio, in svedese).
Per la maggior parte del tempo si ritrovano tutte quelle caratteristiche di ampollosità tipica di ogni band che attraversa questi ambiti musicali: ritornelli sempre molto altisonanti, affidati per lo più alla voce di Laura De Luca, che talvolta sfoggia un timbro vocale più ardito del solito; strofe affidate a ritmiche che si muovono tra Meshuggah, Korn e certo Djent non eccessivamente intricato, ma sempre molto complesso; saltuarie aperture pseudo sinfoniche, che sono poi la parte più interessante dell'intero lavoro: piccoli dettagli, alle volte più estesi che risultano accattivanti, ma non ruffiani; ad esempio nella coda di “Lust”, con coro grande, oppure nell'orientaleggiante apertura di “Against Windmills”. Affascinanti le aperture pianistiche e melodiche di “Father Mother”, anche se oltremodo melenso il successivo sviluppo. Gradevoli i saltuari e sgargianti assoli di chitarra, che riportano il suono vicino ad un metal più genuino, assieme a sporadiche apparizione di una voce in growl, ad opera del tastierista Gincarlo Guarrera.
Generalmente l'aggressività non viene mai a mancare, sostenuta da una sezione ritmica tagliente e dinamica, puntellata da una registrazione di altissimo livello; non basta però a smorzare l'insistente melodia vocale non brutta, ma spesso anonima, quando proprio non assomiglia ad un'altra appena sentita. Questo risulta essere il problema principale di un album che sfodera moltissime variabili, ma in fin dei conti, si limita sempre a dirigersi verso un ritornello semplice, dai tratti molto noti a chiunque, anche solo minimamente avvezzo al genere.
Track by Track
- Lust 70
- Struggling 65
- Egonist 65
- Days And Lies 65
- Against Windmills 70
- Father Mother 70
- Mindrama 70
- War 70
- The Life Before 70
- Innerenemy 60
- The Journey 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 60
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
69Recensione di June pubblicata il 04.04.2013. Articolo letto 1874 volte.
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