Vanessa Van Basten «La Stanza di Swedenborg» [2015]
Recensione
L’ormai più che collaudato duo genovese a quasi dieci anni dalla sua prima uscita, mette in ristampa questa volta in vinile probabilmente uno dei loro migliori album intitolato “La Stanza di Swedenborg”: I Vanessa Van Basten, nel corso del tempo e ovviamente dopo questo loro primo esordio, ci hanno oramai abituato a quelle particolarissime sonorità che li contraddistinguono attraverso una musicalità atmosferica grudge dronica, shoegaze, chiamiamola come ci pare, tanto, indubbiamente non muta il proprio stupefacente effetto. Le otto tracce di questo vinile richiamano contesti atmosferici grandiosi al punto da scatenare la più oscura fantasia dell’ascoltatore che ben riesce a lasciarsi trasportare identificando il proprio io nei luoghi più impensabili del subconscio umano. Questa zona intermedia che racchiude gli spiriti ovvero la Stanza di Swedenborg ripresa in parte dalla miniserie danese The Kingdom ad opera del maestro Lars Von Trier, stimola, come detto, attraverso al propria musicalità oscura ma incredibilmente sperimentale, i luoghi più oscuri della mente umana. I duo apre il lavoro con “La Stanza di Swedenborg”, per l’appunto, attraverso uno spezzone della citata miniserie poi subito inebriato dalle sonorità oscure e cariche di effetti che nel mezzo dell’ascolto, lasciano ben intendere il significato del titolo del lavoro; “Love”, pochi secondi per una sorta di introduzione quasi horror di un disco incantato che anticipa l’ancestrale “Dole”, brano carico di armonie, elettroniche ma anche ritmica leggera unificata da un sound quasi distorto che sembra condurre l’ascoltatore in un altitudine dove il freddo ma il sereno del cielo fanno da contrasto all’incredibile simmetria sonora; “Giornada de Oro” un acustico in apertura, un po’ folk se vogliamo, quasi inappropriato, sviluppato a suon di slide con armonica in lontananza dove poi il tutto viene elettrificato e sconvolto dall’incredibile estro del Bellini e Company; “Il Faro” ridimensiona il tutto portandoci nuovamente su parodie riflessive e intense; “Floaters” regala uno squarcio di luce come un arcobaleno colorato; musicalità forgiata con un accompagnamento acustico e parte vocale semi soffusa, come una come un vento fioco che anticipa una successiva, maggiore dinamica ed impulsività ritmica in puro shoegaze; “Vanja” brano elettronico pregno di inaspettate sonorità spezzate e atmosfere rarefatte; “Good Morning Vanessa Van Basten” una sorta di elogio conclusivo ricco di distorti, che nel successivo sovrapporti generato l’inaspettato. La riproposizione di questo lavoro, a distanza di anni, non smette di sorprendere e di arricchire la conoscenza di questa incredibile band che, alle orecchie dei meno esperti potrebbe configurarsi come un qualcosa di anomalo, quasi di alieno, ma che in realtà è al contrario ricca di arte e di elementi utili alla più labile evasione dalla realtà quotidiana.
Track by Track
- La Stanza di Swedenborg 80
- Love 75
- Dole 80
- Giornada de Oro 80
- Il Fato 80
- Floaters 80
- Vanja 85
- Good Morning Vanessa Van BAsten 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 85
- Originalità: 80
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
81Recensione di Wolverine pubblicata il 12.02.2016. Articolo letto 1941 volte.
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