VersozerO «Uomo» [2020]
VersozerO
Titolo:
Uomo
Nazione:
Italia
Formazione:
Manuel Olivieri :: Vox
Stefano Lacherca :: Guitars
Dario Leon i:: Bass, fx
Riccardo Arcadi :: Drums
Genere:
Rock
Durata:
48' 5"
Formato:
CD
2020
Etichetta:
Autoproduzione
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Che vadano a quel paese l’alternative e termini nuovi musicali: i Versozero da Milano fanno rock, e “Uomo” è il loro nuovo album, che credo essere il terzo, è la prova di una band che in circa 50 minuti insiste a suonare e a provare a tenere vivo quel rock italiano anni 90 che tanto ci piaceva e che era il frutto di una nazione che sapeva ancora proporre qualcosa di proprio senza dover sempre riciclare qualcosa dall’estero. Un mestiere decisamente arduo in una scena come questa, infestata da robacce spacciate per “indie rock” come gli Imagine Dragons o accrocchi simili. I Versozero ci provano. Ci provano e per la verità in qualche brano ci riescono anche, ma purtroppo non vanno molto oltre un certo revival anche abbastanza timido.
Sì perché “Uomo” in realtà comincia bene, con una formula compositiva collaudata ed esperta in “l’ultimo giorno”, opener buona e anche abbastanza fresca, ma è uno di quei casi non molto frequenti in cui tutto funziona bene, con sia una strofa che un ritornello che spaccano, cosa che avviene anche nella bella “il fabbricatore”, nella molto buona “Come acqua” e volendo anche in “Manifesto”, più rockeggiante, ma il resto in realtà vivacchia abbastanza, con una insipida “La vita che vive”, una “Radici” che deve appoggiarsi ai Pink Floyd o una “Il proiettile” dal testo un po’ strano e con una linea vocale che ricorda (scusate) i Negramaro, nientemeno. Quelli più duri, ma pur sempre i Negramaro. E il tutto con gli ultimi brani che apportano sempre meno idee e che potrebbero essere rimpiazzati da un paio di idee in più nei brani, come ad esempio una chitarra solista più cospicua e riffoni più presenti, visto che la chitarra troppo spesso qui va a suonare abbottonata e mai sopra le righe. Certo, gli altri strumenti e la voce di Manuel rendono il resto del lavoro comunque apprezzabile, ma un esercizio di stile e di esperienza non bastano comunque a rimpiazzare una grinta perlopiù presente ma mai abbastanza, e per questo i Versozero vanno a trovarsi in una situazione un po’ strana di mezzo, dove suonano non energetici come i Litfiba né ruvidi come i primi Negrita, ma neanche stralunati come i Marlene Kuntz o grunge come i primi Verdena. Al massimo sentiamo un po’ di Timoria, ma giusto un po’.
Insomma: “Uomo” è un disco in realtà discreto, che prova una strada stilistica mirabile e in realtà battuta da pochi, ma nonostante gli sforzi profusi, e pur provando mirabilmente a ravvivare quello stile musicale, il risultato è qualcosa di senza infamia ma anche senza lodi particolari, e che in ultima analisi (come per i pochi dischi nu metal contemporanei) non sposta di un millimetro la posizione di questo stile musicale vintage, finendo per essere un disco per nostalgici e poco più. Peccato.
Track by Track
- H+ - Intro S.V.
- L'ultimo giorno 70
- La cosa piu' giusta 60
- La vita che vive 60
- 667 – Una più del diavolo 65
- Il fabbricatore 70
- Come acqua 75
- Manifesto 65
- Radici 60
- Il proiettile 60
- Le prede importanti 60
- La ballata del cecchino 60
- Uomo 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 65
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
65Recensione di Snarl pubblicata il 22.07.2020. Articolo letto 959 volte.
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