Wrong Way To Die «Ingrates» [2014]
Recensione
Non si può negare: il metalcore non è mai stato in cima alla lista dei miei ascolti, per tanti motivi tutti personali, tra cui il fatto che con questo genere non si sa di preciso cosa devi aspettarti: puoi definire metalcore dei gruppi clone del moderno sound svedese, gruppi pop o perfino emo con due accordi distorti, e soprattutto puoi imbatterti davanti a bands troppo elaborate in fase di post produzione, con arrangiamenti troppo poco lineari e ritoccati al pro tools e per forza di cose artefatti. Certo, poi magari sanno anche risuonarle da live quelle cose, ma non capita sempre. Senza contare autentiche schifose truffe discografiche fatte solo per soldi provenienti dall’estero, tipo Attack Attack.
Coi Wrong Way to Die da Padova, tuttavia, direi che ci siamo. La band si professa Metalcore – Post Hardcore, e per una volta non ci troviamo di fronte a quanto elencato sopra: basta sentire l’opener “On drugs”, la band assume per tutto l’album un tocco di ricercato e genuino, basato su melodie ricercate dalla chitarra su note e corde alte piuttosto che sui soliti riffoni che conoscono solo le due corde più basse della chitarra, al contrario qui più che dominare la musica, quasi si vanno a incastonare nel contesto, a formare dunque un contesto perfettamente inquadrato e ricercato, è questo è possibile sentirlo anche nella quasi sci-fi “Reverentia”, visionaria e futuristica, nonché nella migliore del lotto, e più tipicamente post, “Whitering Decay”, anche se la settima “Hard to believe” è una canzone che non è la migliore per poco, visto che possiede un uso di riffs positivi e originali all’inizio (cosa rara in questo genere), e che poi alla fine va addirittura in maggiore, dando veramente all’album un che di progressivo.
E, proprio parlando di questo, appare anche chiaro che tutto sommato i WWtD non hanno molto di metalcore, anzi prediligono un approccio più libero alla composizione, visto che non ci sono voci pulite, la forma canzone è aperta e poco incline ai ritornelli catchy, non sento voglie tanto circoscritte quanto inutili di passaggi metal estremo e non ci sono (o almeno mi sfuggono) breakdowns, il che prova che a mio avviso quest’album può appartenere alla fascia metalcore solo di rimando, visto che in realtà la vera essenza della band è quella post hardcore e quella progressive. Proprio questa è forse la vittoria di questo disco, che non si perder nei limiti di un genere musicale molto limitante. Disco pertanto consigliato all’acquisto agli amanti dei generi suddetti, mentre anche chi non ne è fan ma non disdegna un po’ di metallo progressivo potrebbe esserne interessato.
Track by Track
- On drugs 80
- Reverentia 75
- Heartless Chests 75
- Interval (Intermezzo) S.V.
- Withering Decay 85
- Andante 75
- Hard to believe 80
- Coin toss 75
- All shades 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 80
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
76Recensione di Snarl pubblicata il 13.12.2014. Articolo letto 1688 volte.
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