Signum Draconis «The Divine Comedy: Inferno» [2021]

Signum Draconis «The Divine Comedy: Inferno» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
03.08.2022

 

Visualizzazioni:
823

 

Band:
Signum Draconis
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Titolo:
The Divine Comedy: Inferno

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Stefano Antonelli :: Bass
Francesco Micieli :: Drums
Oscar Grace :: Guitars
Filippo Martignano :: Keyboards
Max Morelli :: Vocals

 

Genere:
Heavy Metal

 

Durata:
1h 35' 29"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
12.11.2021

 

Etichetta:
Rockshots Music
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Asher Media Relations
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Recensione

Fare un concept sull’Inferno di Dante è una croce e delizia per le bands metal: il contesto in effetti c’è, ma l’importanza dell’opera dantesca è infatti una di quelle cose che richiede un risultato che dev’essere eccellente e senza difetti per forza di cose. Pochi hanno il coraggio di tale ambizione, e non tutti riescono a fare un disco degno dell’opera, che spesse volte risulta spocchiosa, pretenziosa e allungata. Si capisce quanto sia gravoso il compito che si sono autoaffidati i Signum Draconis, che hanno provato a riassumere quest’opera in ben 95 minuti di un metal che si alterna tra power, progressive e heavy metal propriamente detto, e anche se l’apporto di ospiti eccellenti come Oleg Smirnoff o Mark Boals più un’orchestra sembravano far ben sperare, la mossa risulta comunque ardita. Di quelle cose che puoi permetterti di fare solo se hai piena confidenza dei tuoi mezzi.
E per fortuna, incredibilmente, i Signum Draconis ce la fanno, con un metal molto barocco alla Malmsteen nella opener, passando per la lenta ma comunque muscolosa “The mission of Virgil” fino al duetto successivo che utilizza la carta della musica tumultuosa tramite riffs e arrangiamenti tipicamente più metal. Il punto forte di “The divine comedy – Inferno” infatti consiste proprio in questo: è un disco che in effetti utilizza benissimo e padroneggia i generi musicali in cui si cimenta e ce li fa sentire in maniera tanto convincente quanto inaspettata. Sarebbe stato facile aspettarcisi una ballad amorosa in “Whirlwind of lovers”, che invece è un brano prog e melodrammatico e con tracce di Dream Theater negli assoli; ci si poteva anche aspettare lungaggini prog, ma i Signum Draconis sanno evitare questo e i brani più metal oriented e potenti non mancano, come in “Firestorm”, così come non mancano orchestrazioni suggestive, come la spettralità della strumentale “Regnum Dite”, passando per il sound apatico della parte del Cocito fino ad arrivare alla summa compositiva della conclusiva “lucifer”, il tutto per un risultato ampiamente soddisfacente, non c’è che dire, marchiato da una certa continua imprevedibilità che rende questo disco estremamente godibile e scorrevole, al massimo col piccolo difetto che è anche un po’ sciupone, come gli intermezzi narrati testimoniano, che trovo noiosetti perché francamente che ripetono versi già noti, e con alcuni brani che potevano dare di più vista la tematica, come “Forest of suicides”, e che invece suonano un po’ non tanto focalizzati, o come la suite sulle malebolge, “The moats…”, che poteva essere un interessante brano prog da 11 minuti, e dove invece parte di esso è sprecato con un altra recitazione, dove la musica non c’è più. Citerei infine anche “Lucifer” tra i brani che trovo meno riusciti: Siamo al fondo dell’inferno, il mood è lugubre come già ben anticipato dal Cocito, ci sarebbe stato bene un brano con tentazioni doom, francamente, e invece il mood rimane quello del metal sinfonico e progressivo, tutt’al più cangiante come mai in questo disco. Posso trarre qualche paragone, ma come conclusione del disco per me un brano doom-oriented qui era perfetto.
Ma comunque, non importa tanto. Certo, i difetti lì sopra ci sono, ma con così tante altre cose azzeccate, qualche brano un po’ meno contestualizzato nel concept per me non conta tanto e anzi sposta di poco la riuscita dell’album. Cari amanti del metal classico più che prog: questo disco dev’essere vostro. E francamente lo consiglierei anche a chi predilige sonorità meno sontuose: fatevelo un ascolto diverso, che a ‘sto giro ne vale davvero la pena.

Track by Track
  1. In the Midway of Life's Journey 80
  2. The Mission of Virgil 85
  3. Gate of Hell (Arrival of Charon) 80
  4. The borderland 85
  5. Whirlwind of lovers 80
  6. Under eternal rain 85
  7. To the Edge of Stygian Lagoon 85
  8. Regnum dite 80
  9. Burning graves 90
  10. Phlegeton (The bloody river) 85
  11. Forest of suicides 70
  12. Firestorm 85
  13. On Geryon's back - Intermezzo S.V.
  14. Ten Moats of Damnation (Interlude The Ulysses' Chant) 80
  15. In Hands of Titans 85
  16. Cocytus (The Ice Terror) 90
  17. Lucifer 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 80
  • Originalità: 90
  • Tecnica: 95
Giudizio Finale
83

 

Recensione di Snarl pubblicata il 03.08.2022. Articolo letto 823 volte.

 

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