Bird «The Great Beast from the Sea» [2021]

Bird «The Great Beast From The Sea» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
14.08.2022

 

Visualizzazioni:
519

 

Band:
Bird
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Titolo:
The Great Beast from the Sea

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Simone Pennucci :: vocals, guitars, mandolins, synths
Emanuele Musella :: bass, vocals
Pietro La Tegola :: guitars
Lorenzo Manna :: drums

 

Genere:
Heavy Vintage / Psychedelic Rock

 

Durata:
31' 6"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
02.01.2021

 

Etichetta:
Olde Magick Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Nonostante il nome imbarazzante (ebbene sì: c’è una band che si chiama “Uccello”), devo dire che “The great beast from the sea” dei Bird da Napoli è un buon album, che condensa 31 minuti di musica ripartita in 5 brani sostanzialmente definibili come “rock”, ma con influenze sia desertiche che (udite udite) celtiche, che ogni tanto sfociano in certo blues, e altre volte nel doom di “Black control room”, per un risultato interessante.
In poche parole, “The great beast from the sea” è un disco fatto da una band con potenziale, ma anche con fronzoli, che non ne distruggono il risultato, ma lo rendono una buona base da cui partire per sviluppare il sound. L’opener “No gold for charon” infatti parte bene, ha un buon tiro, e per tutti i 6 minuti del brano la melodia è ben sviluppata, sia pure con una struttura classica del brano e già sentita in vari brani, tra cui “Don’t let ‘em bring you down” dei Midnight Creeps, però è in qualche modo allungata, e la stessa cosa si sente in molti dei brani rimanenti. Ne sia un esempio la successiva “The suzy night tales”; di nuovo: buon tiro ed efficace, ma anche un po’ che va sul sicuro ritmicamente e che si prende un po’ troppa confidenza allungando il brano con delle parti belle, ma che alla fine sono anche un po’ ridondanti, e la stessa cosa si può dire per “La danse des cadavres” e per “Wintertale”, che però ha la caratteristica di essere un brano che cavalca alla perfezione lo stile rock desertico e polveroso con qualcosa di più celtico, addirittura (e flautini e percussioni celtiche si sentono anche nell’ultimo brano, tra l’altro), e che conferisce ai Bird un tocco decisamente più personale. Il top delle potenzialità tuttavia emerge quando i Bird vanno a fare un brano più doom/rock come “Black control room”. Qui la lentezza del brano si sposa meglio con lo stile finora mostrato dai Bird, risultando sia meno allungato che anche più evocativo. Qui è senz’altro dove lo stile dei Bird si massimizza.
In conclusione: se me lo si permette, “The great beast from the sea” è un po’ come certi Napoletani: molta passione, molto tiro (specialmente il cantante Simone valorizza i riffs con le sue linee vocali), ma anche un po’ di fronzoli e eccessiva attitudine che aggiungono un po’ di melodramma al tutto, ma alla fine per le buone cose sentite, apprezziamo proprio per questo il risultato.
Per il futuro, consiglio così: se la band vuole continuare a fare rock, consiglio di tagliare un po’ i fronzoli e di dinamizzare un po’ andamenti e arrangiamenti, mentre se si vuole continuare sul doom, per me la band già spacca così. Per il momento, se il rock anni 90 e il doom sono il vostro genere, acquistate quest’album.

Track by Track
  1. No gold for charon 65
  2. The suzy night tales 70
  3. Wintertale 80
  4. Black control room 75
  5. La danse des cadavres 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
71

 

Recensione di Snarl pubblicata il 14.08.2022. Articolo letto 519 volte.

 

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