Spiral Wounds «Shadows» [2022]
Recensione
Primo disco sulla lunga distanza per gli Spiral Wounds, un gruppo in parte sardo e in parte calabrese che usa la drum machine e che con questo “Shadows” ci propone 10 brani di death metal chiaramente old school, dai riffs scarni ma sufficientemente vari in quanto a influenze, che ogni tanto mutuano qualcosa anche dall’HC per un certo attacco molto diretto e semplice, mentre le influenze black di cui loro parlano le trovo trascurabili, forse al massimo c’è qualcosa di Post verso la fine dell’ultimo brano.
“Shadows” parte che non sembra niente di fantastico. Certo, c’è una “Beneath the mud” impattante ma anche un po’ già sentita, e “Dreaming fears” ha anche delle parti disarmoniche che avvicinano il sound a certo death/black massiccio che ultimamente si sente, ma non sembra essere dotata di qualche jolly in particolare, per cui, più o meno chissà… E invece col passare dei quasi 42 minuti di musica questi difetti ci sono e rimangono, ma gli Spiral Wounds li riescono a sopperire: certo, i brani non sono chissà quanto dinamici, gli arrangiamenti di drum machine sono un po’ semplici e l’originalità non è il punto forte di questo disco, ma non fa niente perché col passare dei minuti ti accorgi di un certo tiro alla Grave presente nelle composizioni o di certo death/thrash tipo primi Sepultura in “Death painted in the face” (brano tra l’altro dai riffs ispirati), e si evince anche una certa variazione stilistica, che rende i brani variegati come si può, scostando le influenze di brano in brano. Per questo motivo “Shadows” suona spesso interessante e poco prevedibile tra brano e brano, riuscendo a spaziare dalla diretta e marcia “Human plague” a una “Hermetic” decisamente più da pogata e con riffs secchi e semplici alla Bloodbath, fino a terminare al già citato crescendo atmosferico quasi post del brano conclusivo.
Ne risulta dunque un disco probabilmente non al massimo dell’aspetto formale, perfino un po’ rudimentale a volte in quanto a dinamicità, ma sta di fatto che questo disco scorre liscio come l’olio e i brani scorrono via senza intoppi. Certo, la drum machine lo rende un disco inevitabilmente un po’ di nicchia, ma ciò non toglie che l’impatto e la classe ci sono.
Track by Track
- Beneath the mud 70
- Dreaming fears 70
- Death painted in the face 75
- Declino 70
- From bad to worse 70
- Human plague 75
- So I die 75
- Luminary clarity 70
- Hermetic 70
- Shadows of murderous death 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 65
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
72Recensione di Snarl pubblicata il 30.11.2022. Articolo letto 635 volte.
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