Twilight Zone «Visions of Freedom» [2022]
Recensione
I TWILIGHT ZONE si formano nel lontano 1993 grazie a Stefano Giusti (voce e basso, chitarra ritmica 1999-2011), Cristian Angelini (chitarra) e Pierluigi Salvatori (batteria).
Nel periodo iniziale l’impegno della band era concentrato nel proporre le prime demo e suonare dal vivo, fino a quando nel 2003 Fabio Bertini (chitarra) e Filippo Belli (batteria) si uniscono al progetto con Francesco Bovecchi (bassista dal 1999) e il demo cd “Plague” venne alla luce.
Dopo aver condiviso il palco con nomi rilevanti, nel 2011 Filippo Belli lascia la band e nel
2012 Val Shieldon (voce) si aggiunge donando una ventata di energia che permette di comporre nuovo materiale per un album intero.

Nella primavera del 2022 viene completato Visions of freedom, disco che andremo ad ascoltare ora.
Iniziamo con Nemesi, un’intro strumentale che ci porta dritti a The laws of Denial, molto vicino allo stile speed metal con qualche sfumatura power, sicuramente dal vivo ha un suo perché e viene valorizzata maggiormente.
Freedom on my skin è più melodica e di facile ascolto sebbene non sempre, personalmente, ho apprezzato totalmente la voce del cantante sui toni più acuti.
In the eye of the biggest storm ha un qualcosa in più rispetto a quanto ascoltato sino ad ora: si fa notare, è ritmata e un pò old school, molto piacevole nel suo complesso.
Discorso analogo per Run but can’t hide con il suo sapore anni ottanta che non mi disturba; Reminiscence è una sorta di ballad con un sapore folk gradevole e interessante, utile a spezzare il resto dell’opera.
Soul reaper è abbastanza grezza, alterna momenti più introspettivi a quelli più energici, anche qui il falsetto proposto dal cantante non è propriamente perfetto.
Cloudwork è particolare: è pacata e oscura, molto riflessiva con i giri di basso e l’attenzione rivolta sull’interpretazione del cantante in tutto e per tutto; con Vision torniamo a qualcosa di più “classico” e lineare con lo stile ascoltato sino ad ora.
Warmongers inizia con un grido in pieno stile classic metal di quarant’anni fa circa e questo è il mood che si percepisce nel resto della song, sempre apprezzabile.
Visions of freedom è un’opera ricca di passione per il metal più classico con qualche accenno di power e speed, comunque il punto fermo è quello di fare buona musica rimanendo fedeli alle proprie radici.
Tralascio il discorso della cover che non ho trovato particolarmente accattivante.
Sul piano melodico ho apprezzato il lavoro dei Twilight Zone anche per il loro alto livello tecnico, tuttavia devo ammettere di non essere rimasta particolarmente colpita dalla voce del cantante il quale non sempre è allineato con il resto dei musicisti, ma questa è una mia impressione in quanto ascoltatrice appassionata del genere, una percezione personale che può essere o meno condivisa quindi lascio a ognuno di voi il giudizio in merito.
Un disco per chi ama l’heavy metal legato “al passato”.
Track by Track
- Nemesis S.V.
- The laws of denial 65
- Freedom on my skin 65
- In the eye of the biggest storm 70
- Run but can't hide 70
- Reminescence 70
- Soul reaper 65
- Cloudwork 70
- Vision 70
- Warmongers 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 50
- Originalità: 60
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
65Recensione di reira pubblicata il 20.12.2022. Articolo letto 562 volte.
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