G.O.L.E.M. «Gravitational Objects of Light, Energy and Mysticism» [2022]
G.O.L.E.M.
Titolo:
Gravitational Objects of Light, Energy and Mysticism
Nazione:
Italia
Formazione:
Paolo Apollo Negri - organ & synthesizers
Marco Vincini - vocals
Emil Quattrini - electric pianos & Mellotron
Marco Zammati - bass
Francesco Lupi - drums
Genere:
70s Progressive Rock
Durata:
44' 3"
Formato:
CD
Recensione
Sono seriamente in difficoltà questa volta, o forse sono semplicemente emozionato. I GOLEM sono la reincarnazione sotto steroidi di un power trio ben noto nella scena hard prog più oscura: i Quatermass. Ecco che fine avevano fatto!
La tensione s'innalza con Devil's Gold e lascia il futuro in sospeso. Lo stile, a tratti neurotico a tratti metafisico, è personale, sento il Golem che canta e mi graffia lo spirito.
In Five Obsidian Suns il Mellotron la fa da padrone racchiudendo in sè tutti e cinque i Soli, e poi d'improvviso ne sprigiona la luce, talmente forte da risultare impenetrabile e oscura agli occhi: un diamante nero.
L'incedere cauto del timpano, i presagi nefasti alla Epitaph, l'esplosione calma di una voce che riesce a tagliarmi per poi subito ricucirmi le ferite.
Tutto scorre alla perfezione e ad una velocità quasi disarmante (considerata la completezza e la complessità dei brani).
Si può sia sognare con The Logan Stone: mesmerica, arcana, ma soprattutto romantica, a tratti Genesis a tratti Atomic Rooster, sia fare incubi con il gotico di The Man from the Emerald Mine: con un incedere quasi solenne alla Bram Stoker e una voce capace di destreggiarsi spaziando da un Norman Barrat dei Gravy Train al quasi inarrivabile Twink (Pink Fairies).
Tutte citazioni eccellenti che nulla vanno a togliere alla personalità della band che, anzi, ha il merito di essere riuscita a riportarmi alla mente vecchi amori, mai veramente dimenticati, in pochissimo tempo, esprimendo talento e gusti sopraffini.
Il vero masterpiece però è senza dubbio Marble Eyes, un brano di grande complessità e pieno di intrecci mozzafiato che strizza l'occhio, fortunamente, ad una delle band più folli della scena underground britannica: cosa avrebbero fatto i Second Hand se fossero nati oggi?
Avrebbero scritto un pezzo così, che mischia pazzia, divertimento e malinconia.
Dieci minuti di pura nebbia funerea per la title track, martellante alla Hawkwind, spettrale alla Death Walks Behind Me. Il nucleo riflessivo ed il riassunto perfetto delle idee dei GOLEM.
Ho appena assistito alla rinascita di un mostro da tempo assopito. Il Golem rilascia ogni sua angustia sul mondo, in un disco antitetico e, fortunatamente, anti-modernista.
Ritorna l'arcaicità, il misticismo, l'alchimia musicale in un ambito che oramai sta perdendo questi valori. Il Golem è una creatura che, per citare proprio Meyrink, si scaglia sulla vita senza volontà propria, animato da una corrente magnetica invisibile (in questo caso la band di cui sono stato fortunatamente testimone).
I GOLEM sono l'orrore sovrannaturale e ineffabile, i dettagli opulenti della loro musica evocano un'oscurità in costante evoluzione che però infine si ritira, ma certo non senza lasciare tracce, bensì lasciando un senso d'angoscia e suspense nell'ascoltatore.
Con un album simile non posso che aspettarmi altre grandi cose in futuro.
Track by Track
- Devil's Gold (Negri/Zammati) 85
- Five Obsidian Suns (Negri/Zammati) 90
- The Logan Stone (Negri) 90
- The Man From The Emerald Mine (Negri) 85
- Marble Eyes (Negri) 95
- Gravitational Objects of Light, Energy and Mysticism (Negri) 90
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 85
- Qualità Artwork: 90
- Originalità: 90
- Tecnica: 90
Giudizio Finale
90Recensione di Zolgia108 pubblicata il 16.02.2023. Articolo letto 869 volte.
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