Vita Stercoris «Crepitus» [2023]
Recensione
I Vita Stercoris sono un gruppo di Pordenone ma con alcuni membri veneti che con questo “Crepitus” saltano direttamente al debutto e ci propongono più di 50 minuti di musica di ciò che possiamo tranquillamente definire come un disco più sludge che hardcore, ma dove l’influenza decisamente più metal di qualche musicista rende la musica molto più variegata e dinamica, lontano dal rigido canovaccio compositivo che a volte castiga un po’ i generi principali di questa band. E fortunatamente, i VS riescono anche a non cadere nel trabocchetto di cercare di unire (malamente) sonorità sludge o hardcore con altre più tipicamente metal estremo, finendo per suonare bene solo uno dei due generi. L’approccio metal estremo in realtà c’è, ma è molto circoscritto e non fondamentale ai fini del brano.
Le influenze suddette in questo modo dunque rendono “Crepitus” un disco vario, dove si sente quasi sin da subito che le influenze sludge prevalgono, eppure in “Malakhim” si sente anche l’intervento di una chitarra solista più metal su un riff sludge ma non troppo, che fa virare mirabilmente lo stile del brano, cose che si sentono chiaramente anche in brani come “Teonanacatl”, anche se il brano migliore è secondo me dato dalla conclusiva “Deus vult”, dove i Vita Stercoris esemplificano il loro sound proponendoci qualcosa di più simile alla classica forma canzone ma sempre attinente allo sludge, e che forse è quella con meno influenze esterne. Ne risulta dunque un disco dalla personalità più propria e meno col pilota automatico di certe bands sludge, arricchito da ulteriori influenze esterne ma ben dosate ed amalgamate, dove anche lo sfogo più metal estremo e strumentale dell’ultimo brano che dura 4 dei 12 minuti non suona fuori contesto.
Tutto bene dunque? In realtà, c’è un difetto, secondo me. A parte infatti l’accento fin troppo marcato del cantante Nicola (la “prizòne” dell’intro…), a volte si ha l’impressione che comunque i Vita Stercoris possano liberarsi di un po’ di fronzoli, che non diluiscono le canzoni, ma comunque le appesantiscono e le trovo ridondanti. Un esempio è dato dalla title track, i cui 3 minuti finali sono secondo me non necessari, o quantomeno un altro brano, o dal voluminoso intermezzo di 4 minuti e passa di “Nextlaualli”, mentre la stessa “Deus vult” ha una parte iniziale e gli ultimi 3 minuti che pur non suonando male, non alterano in sé la sostanza del brano.
“Crepitus” è dunque un disco positivo per l’originalità del sound, ma anche un po’ farraginoso, sfrondabile e a cui per il futuro si può chiedere di andare più dritti al punto senza troppi “se” o “ma”. A parte questo, il disco di debutto dei Vita Stercoris merita la vostra attenzione se vi piace lo sludge o se avete bisogno di un disco sludge che non sia sempre la solita solfa.
Track by Track
- L'ingresso in una dimensione costituita da solo sterco 65
- Prigione 70
- Malakhim 75
- In nomine crepitus 70
- Nextlaualli - Intermezzo S.V.
- Teonanacatl 70
- Deus vult 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 75
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
71Recensione di Snarl pubblicata il 05.06.2023. Articolo letto 686 volte.
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