Steel Cage «Syndrome» [2022]
Recensione
Non è mai semplice recensire un album, in particolar modo quando non se ne resta per niente soddisfatti, e la cosa peggiore in assoluto è quando chi scrive è un musicista e inevitabilmente si identifica, ciononostante bisogna abbandonare l'empatia e tentare di spersonalizzare chi si ha di fronte per potersi sentire meno in colpa. Dalla descrizione del prodotto e dalla copertina post-apocalittica mi aspetto un album coeso che riesca a trasmettermi l'essenza del concept stesso, ma così non è stato (se non per i titoli, che come spesso accade provano a fare da vetrina deludendo ancora di più l'ascoltatore). Il problema primario dell'intero album è la voce della Nardi, ma non perché non sia brava, bensì per il mixaggio che la slega completamente dal resto, troppo alta, e troppo in disaccordo con ciò che la circonda. Quasi nessuno dei brani risalta, e non sento quell'asetticismo che invece un poco mi aspettavo da un'avanzata di robot, anzi a volte mi sembra di far parte della generazione z, di essere tornato adolescente. Ritornelli, immaturità, scontatezza, l'unico lato positivo che riesco a scorgere è tutto il lavoro che la band fa nei puliti, negli arpeggiati, nei barlumi di post core che sono piacevoli, anche se poi ogni volta prontamente rovinati da improvvise trashate alla Guano Apes. Alle soglie dell'umana creatività si ergono due brani: il primo è "Saturn's Moon", unica traccia in cui noto coesione e volumi giusti, dove non vengo inondato dalla voce, non mancano momenti ispirati in cui finalmente riesco ad abbandonarmi e a dimenticarmi della mia misoginia vocale. Il secondo è "Blackest Pray", dove parti più oscure creano immersione e si nota uno stile più profondo e riflessivo, punto di forza troppo trascurato nel resto dell'album, ed il finale dalle urla disperate è riuscito ad impressionarmi anche in un momento di violenza. Steel Cage: Syndrome è immaturo, manca coesione e autovalutazione, ma di certo la band ha i suoi lati forti, il problema è che sono quelli meno esplorati. Tendo sempre a dare fiducia alle band e dunque spero in futuro di poter ascoltare un lavoro completamente pulito, sognante, oscuro e quasi limpido, in cui la Nardi potrà nuotare senza sentirsi un pesce fuor d'acqua.
Track by Track
- Red Detonin' Pyre 45
- Welcome Obscuritas 40
- In-Static Mind 45
- Trusting Hysteria 45
- Humanity Threshold 45
- Saturn's Moon 60
- Revenge (Of Sanity) 50
- Final Resistance 45
- Blackest Pray 65
- Code: 666 45
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 45
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 40
- Tecnica: 60
Giudizio Finale
50Recensione di Zolgia108 pubblicata il 06.06.2023. Articolo letto 652 volte.
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