Deadly Carnage «Endless Blue» [2023]

Deadly Carnage ĞEndless Blueğ | MetalWave.it Recensioni Autore:
Sabba Maledetto »

 

Recensione Pubblicata il:
13.09.2023

 

Visualizzazioni:
813

 

Band:
Deadly Carnage
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Titolo:
Endless Blue

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Alexios, voce e chitarra
Dave, chitarra e tastiere
Adres, basso
Marco, batteria

 

Genere:
Post-Black Metal

 

Durata:
37' 1"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
15.09.2023

 

Etichetta:
A Sad Sadness Song

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Earsplit PR
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Recensione

Non potevo che essere io a recensire il nuovo album dei Deadly Carnage, gruppo black metal attivo sin dal 2005 fra le nebbiose pianure emiliane al quale sono molto devoto per essere stato uno dei primi complessi musicali del metal estremo italiano che ho avuto modo di conoscere.
Il nome di questa nuova fatica dei Deadly Carnage si firma come Endless Blue e contiene sonorità completamente diverse dai precedenti lavori del gruppo; i quali presentavano il sound classico del black metal aggressivo, grezzo, agghiacciante e brutale sulla scia di ciò che erano gli ideali di Euronymous che con i suoi Mayhem “affiancò” ai temi malvagi sonorità crude e distorte cambiando per sempre la concezione che il pubblico aveva nei confronti di questa musica e rendendo di conseguenza il black metal un genere per soli pochi illuminati.
Endless Blue ha ben poco a che fare con distorsioni eccessive e voci disincarnate, ciononostante ha meritato appieno la mia promozione, poiché ho avuto il piacere di inebriarmi per 37 minuti fra tutte le sognanti ed ariose canzoni dell’album devote a sinfonie gotiche ed “orientali” narranti la leggenda di Urashima Taro, pescatore giapponese che secondo le lontane credenze e gli antichi miti della Terra del Sol Levante avrebbe soccorso una tartaruga in difficoltà su una spiaggia e come ricompensa sarebbe sceso negli abissi dei mari per visitare il Palazzo del Drago, Ryugu-jo. Qui avrebbe trascorso tre giorni felici prima di essere sopraffatto dalla nostalgia di casa sua e decidendo conseguentemente di tornare ai luoghi a cui sentiva di appartenere. Giunto sulla Terra, scopre di aver trascorso al Palazzo del Drago molti più anni di quelli che credeva e viene colpito da una profonda depressione dovuta al fatto che tutti i suoi amici, familiari e colleghi lo avessero dimenticato facendolo sentire terribilmente solo in un mondo in cui non si rispecchiava più. In preda alla disperazione, si ricorda della scatola ingioiellata che gli aveva fatto dono la regina subacquea Otahime, la scatola che non avrebbe mai dovuto aprire ma, ignorando l’avvertimento, scoperchia quell’unico oggetto che aveva portato via dal regno di Ryugu-jo, facendo fuoriuscire la nuvola che conteneva la sua età reale, portandolo alla vecchiaia e congedandosi così dalla nuova epoca ormai troppo incompatibile con esso.
Ora, che ci siamo presi un po’ di tempo per leggere di una vecchia leggenda folkloristica giapponese, iniziamo a parlare di questo meraviglioso album:
Una placida ed offuscata chitarra risale da mondi lontani, incantandoci con le sue docili armonie occulte prodotte da riff lenti e fluidi a cui sono affiancati assoli altrettanto soavi che richiamano nell’ascoltatore un senso di pace e rilasciamento spirituale esattamente come i monaci orientali che hanno scelto di vivere da eremiti nel tentativo di raggiungere il “nirvana”.
La batteria è sì veloce, ma molto pacata, un timbro oscuro e profondo tipico del doom metal di classe più contemporanea in grado di far provare la sensazione di un manto notturno che avvolge completamente l’anima dell’ascoltatore guidandolo in un viaggio mentale verso luoghi arcani misteriosi ed ancora inesplorati.
La voce è un insieme etereo di sensazioni miti ed ermetiche; un cantato pulito, lieve, carezzevole e leggiadro che sembra richiamare emozioni strane ed impenetrabili nascoste fra i più profondi reami della nostra psiche come se ci trovassimo in ascolto di una poesia dolce e raffinata evocata dai più distanti mondi ultraterreni per essere trasportata da una brezza divina e trascendente a disposizione dei comuni mortali.
Ovviamente non è da trascurare il ruolo che ha il sintetizzatore che contorna il tutto con le note della musica popolare giapponese completando in grande stile l’intera sostanza che i Deadly Carnage hanno voluto dare a quest’album.
Pura poesia, virtuosismo musicale oltre i canoni, talento compositivo artistico decisamente fuori dalla norma: Endless Blue è un album che ha dato l’occasione ai Deadly Carnage di mettere in mostra le loro infinite capacità di evolversi a livello eufonico passando dalle vecchie malsane sonorità dei primi dischi a note molto più acquose, tenui, fosche e serene, partorendo una nuova sperimentazione musicale che non lascia per nulla indifferenti. Come dichiarai all’inizio della mia recensione, conosco i Deadly Carnage da tantissimo tempo e nonostante di solito tendo a storcere un po’ il naso di fronte ai cambiamenti stilistici di una band, questa volta sono rimasto piacevolmente sorpreso, spiazzato e sottomesso di fronte all’incredibile maestria di tutti i membri del gruppo e, come me, sono sicuro che anche voi ascoltando Endless Blue non avrete nulla da ridire.

Track by Track
  1. Dying Sun 85
  2. Sublime Connection 90
  3. The Clue 75
  4. Blue Womb 65
  5. Mononoke 75
  6. Swan Season 80
  7. Moans, Grief And Wails 75
  8. Unknown Shores 80
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 80
  • Originalità: 85
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
79

 

Recensione di Sabba Maledetto pubblicata il 13.09.2023. Articolo letto 813 volte.

 

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