Prigione Eterna «Watch Thee Perish» [2022]

Prigione Eterna «Watch Thee Perish» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
28.09.2023

 

Visualizzazioni:
232

 

Band:
Prigione Eterna
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Titolo:
Watch Thee Perish

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Unknown

 

Genere:
Extreme Rock / Metal

 

Durata:
45' 19"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
03.10.2022

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Il quarto album di Prigione Eterna, chiamato “Watch thee perish” è un disco abbastanza difficile da inquadrare, una di quelle curiosità dell’underground dove una qualche mente (non è dato sapere la formazione, anche se la batteria a me sembra proprio una drum machine e il sax del secondo brano è chiaramente tastierato) mescola i generi, ma lo fa in una maniera davvero contorta e spiazzante.
Partiamo dall’inizio: nonostante il nome possa far pensare a una qualche band black metal, in realtà Prigione Eterna viene proposto come Avantgarde Experimental Metal, anche se io qui di metal ne sento poco, e soprattutto gli equilibri sonori sembrano per tutto l’album orientati molto più sul rock di diverse matrici, ma con digressioni verso sonorità più progressive, jazz e psichedeliche. Normalmente questo è un bene, ma va detto che queste due anime compositive sono poco o per nulla miscelate, con i brani che cominciano sempre con un rock a volte buono e altre generico, presentano la digressione di cui sopra, e poi alla fine riprendono il tema iniziale. Ne sia un esempio la seconda “All the way downwards”, che comincia tipicamente in stile rock anni 90 di bands come Blur, Garbage o perfino Nirvana, dove poi però vi si affianca un ritornello non molto efficace, e a metà brano c’è un cambio netto di atmosfera col sax tastierato (solo in questo brano) di cui sopra, per poi riprendere col tema principale, per un brano praticamente spezzato in due, leit motif che troviamo spesso nella prima parte dell’album, e dove appare altrettanto evidente che Prigione Eterna è più a suo agio con le digressioni che coi brani rock in sé. Finora si potrebbe parlare di una band che si ostina a miscelare due generi anche se uno gli viene molto più naturale dell’altro, senonché dal sesto brano in poi gli equilibri sonori variano notevolmente, con Prigione Eterna che taglia molto drasticamente con le digressioni e si lascia andare al rock di vari stili, per un risultato diverso, migliore nelle parti rock e specialmente nella solista, ma anche a volte abbozzato e soprattutto spesse volte dove il brano finisce incompleto. L’unica eccezione è data dal brano centrale “Geryon”, un brano più lungo degli altri, che rasenta i 7 minuti, dove forse l’equilibrio compositivo di Prigione Eterna è meglio distribuito, dove sulle prime si tentenna un certo riff doom atmosferico, ma su cui le digressioni atmosferiche poi ci stanno meglio proprio perché la musica non è spezzata in due.
Finisce l’ascolto, e sinceramente resto confuso. Non ho niente contro chi sperimenta e anzi lo applaudo, ma onestamente come sta sistemata l’essenza sonora di Prigione Eterna io non l’ho capito granché: nella prima parte dell’album sembra il frutto di una mente molto brava a dilettarsi col post e derivazioni prog o jazz su cui però c’è sovraincisa una vena rock perlopiù meno efficace e francamente che mi chiedo perché ci sia, mentre la seconda parte, oltre che essere molto diversa, manifesta sì un maggior tiro compositivo, ma dove i brani suonano approssimativi negli arrangiamenti, conclusi alla meno peggio e in maniera poco naturale, per un risultato che sicuramente sperimenta, ma che oltre a non avere quasi niente di metal, spiazza più che affascinare, e che per ora è abbastanza difficile da comprendere, e che mostra più idee che talento.
Salvo il disco dalla bocciatura perché comunque “Watch thee perish” ha del potenziale e su certi stili compositivi eccelle, ma non ho capito molte cose come stanno collegate tra loro e perché in equilibri così variabili. Forse Prigione Eterna si ostina a tenere troppi piedi in diverse scarpe? Va a strafare? Non lo sappiamo, ma per me il sound andrebbe focalizzato molto meglio, poiché ribadisco: allo stato attuale “Watch thee perish” è una curiosità dell’underground, ma non va molto oltre, secondo me.

Track by Track
  1. Alarm clock 65
  2. All the way downwards 65
  3. Next flood 65
  4. In holy ire together 60
  5. Geryon 70
  6. Nail factory 65
  7. Eaten ruin 65
  8. Fate ablaze 60
  9. Ended by the top 60
  10. Watch thee perish 65
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 60
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 65
Giudizio Finale
65

 

Recensione di Snarl pubblicata il 28.09.2023. Articolo letto 232 volte.

 

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