Throne of Flesh «Dust» [2023]
Recensione
Putridi, brutali, iracondi ma soprattutto estremi: questa è la giusta presentazione con cui - con tutte le ragioni dalla loro parte - i Throne Of Flesh, quartetto laziale artefice di un death metal di stampo floridiano, gli spetta quando a qualche metallaro capita di aprire bocca trovandosi casualmente a menzionare il loro nome.
L'album del quale legge rete in questa recensione è l'ultimo composto nel marzo di quest'anno e prende il nome di Dust, un disco che riconsacra i Throne Of Flesh all'obbiettivo che si sono predisposti di realizzare fin dal primo giorno dalla formazione del gruppo: dare vita alla musica più aggressiva, famelica e violenta mai ascoltata nei ranghi del metal underground!
La chitarra esplode con riff pesanti e ciclonici in grado di spazzare via qualsiasi cosa sia investita da questo mostruoso impatto sonoro, senza ovviamente farsi mancare una certa dose di tecnicismo affiancando molteplici assoli a questa miscela assassina a base di sangue e frattaglie che si schiacciano sulle pareti.
Dei martellanti e violenti blast-beat sono il risultato di una batteria "terremotante" che ha il collaterale effetto di causare pericolose incrinazioni nell'apparato scheletrico dell'ascoltatore il quale viene scosso prepotentemente dai colpi micidiali che si abbattono sulle pelli con una foga ed una rabbia che neanche l'apostolo Giovanni avrebbe mai immaginato l'esistenza mentre scriveva il libro dell'Apocalisse.
Il basso è cupo e minaccioso, un suono distorto e ronzante il cui scopo è palesemente quello di dare un contorno inquietante e sinistro a questa maciullante accozzaglia suoni letali e rumori assordanti che si propagano nell'aria al ritmo di un vulcano in eruzione.
Un grugnito profondo ed insano viene sprigionato dalle infime corde vocali di Joseph Di Porto che ruggisce come una fiera infernale affamata, un growl omicida che sfrega sul timpano fino a ridurlo in poltiglia, una bomba vocale mostruosa che soltanto coloro che credono fermamente nell'autentica scuola del death metal possono ascoltare senza accasciarsi a terra travolti da questa frana che si abbatte senza pietà sulle povere anime che avrebbero dovuto informarsi meglio per sapere a cosa andassero incontro.
Marcio oltre i limiti del buon gusto, Dust è un disco dove i Throne Of Flesh ci guidano attraverso una macelleria sonora in cui un'atmosfera macabra, fetida e malsana fa da padrona in ogni traccia in esso incisa in piena coerenza alla linea di gruppi come Cannibal Corpse, Obituary, Dying Fetus e Deicide; le band che hanno contribuito alla nascita del progetto.
Dust è un disco corrotto, lercio, composto per le menti più malate in circolazione, un disco soltanto per coloro che hanno gli attributi giusti per reggere all'inumanità del vero death metal: se siete fra questi con Dust avete trovato pan per i vostri denti, ma se siete persone deboli di cuore datemi retta se vi dico che quest'album non fa per voi ed è meglio se passate oltre, una sola nota potrebbe risultarvi letale... uomo avvisato, mezzo salvato!
Track by Track
- Whispers Of Saprophagy S.V.
- Macabre Procession 80
- Smoking Of My Enemies 80
- Dust S.V.
- Exhumation Of The Ancients 85
- ---- 75
- Obnoxious Reeks Of Holiness 85
- Throne Of Mendacious Heritage 80
- Inverted 85
- Tracheotomized By Ants 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 85
- Originalità: 70
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
80Recensione di Sabba Maledetto pubblicata il 08.11.2023. Articolo letto 515 volte.
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