Spitfire MkIII «Shadows Phantoms Nightmares» [2022]
Recensione
Curiosa la storia degli Spitfire da Verona: nati all’inizio degli anni 80, cioè quando l’heavy metal era un genere appena sfornato, per qualche strano motivo fanno materiale fino al 1986, e per il primo album se ne riparla nel 2010. Ora, non so cos’è successo, ma la band cambia nome e va a chiamarsi Spitfire MkIII, e ci propone un album che è il primo sotto questo nome, ma il secondo se si considerano anche le releases a nome Spitfire.
Comunque sia, “Shadows phantoms nightmares” si conferma come un bell’album che pur non essendo niente di innovativo, e anzi andando a rifarsi a canovacci sonori già visti in Accept, UDO, Maiden e Judas Priest (questi ultimi ascoltabili alla fine dell’album maggiormente), è comunque parecchio divertente e potente: sin dalla opener “Earthquake”, infatti, è chiaro il richiamo all’heavy teutonico, che insiste anche nel brano successivo, ma i risultati sono comunque molto positivi e divertenti, e da qui in poi il livello qualitativo è confermato seppur con sfumature differenti tra brano e brano, che a volte manifestano uno stile più stradaiolo e quasi biker, come in “Phantom Barrow” o “Gangs fight”, mentre altre volte lo stile diventa molto più rock e smussato, come in “Once it was human”, e altre volte diventa una via di mezzo tra rock e metal anni 80, come in “Golem of Prague”, senza dimenticare le ballads (ma neanche tanto “ballad”) come “Spirit of the blindman”, il tutto cesellato da un tocco di chitarra solista notevole e ispirato, che costituisce la marcia in più del disco.
Tutto bello, dunque. “Shadows phantoms nightmares” non è un disco originale, ma è un disco che sa fare quello che una band heavy metal deve fare: farci divertire e farci rivivere gli anni 80 con tanta attitudine, e questo nonostante verso la fine del disco si cominciano a sentire appoggi a brani famosi di quegli anni, come la già menzionata “Golem of prague” in cui il fantasma dei Judas Priest è presente in tutto il brano, ma si palesa nel ritornello che va a ricordare “Turbo”, mentre “Signs of the times” è chiaramente influenzata da “Too young to fall in love” dei Motley Crue, e il riffing di “Beauty vs. beast” va a rifarsi allo stile di “Electric eye” dei Judas Priest, ma poco importa: il resto dei brani comunque setta lo standard qualitativo sufficientemente alto per poter sorvolare su qualche difetto di originalità. Se il metal classico anni 80 è il vostro stile, Date una chance a “Shadows phantoms nightmares” degli Spitfire MkIII.
Track by Track
- Earthquake 80
- The eagles are laughing 75
- Phantom barrow 80
- Once it was human 75
- Spirit of the blindman 70
- Screaming steel 80
- Gangs fight 80
- Golem of Prague 70
- Signs of the times 70
- Beauty vs. Beast 70
- Winners take all 75
- Despair 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 75
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
75Recensione di Snarl pubblicata il 28.11.2023. Articolo letto 379 volte.
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