Rod Sacred «Another Day» [2023]
Recensione
Il quarto album dei Rod Sacred, band heavy metal da Villasor, Cagliari, consiste nel classico caso di band che rispecchia alla perfezione tutti i crismi dell’heavy metal anni 80, donandoci un disco non male e genuino, e che però un motivo o l’altro non riesce a farci gridare al miracolo per via di un sound classico sia in senso positivo che anche in quello negativo, ovvero che non propone granché di nuovo a quanto fatto da altri.
“Another day” infatti mette le cose in chiaro sin da subito nella title track d’apertura: è un disco realizzato con tanta passione, e anche con una qualità sonora forse volutamente old school, che suona bene ma che è anche un po’ elementare e che toglie molto dell’impatto degli strumenti, mentre il livello compositivo dei brani è sempre buono, ma non fa mai gridare al miracolo per la poca innovatività del sound. Altrettanto eloquente è “Freeman”, che pur stupendo a livello di arrangiamenti di basso e di chitarra solista, resta pur sempre con un certo feeling di già sentito, e ti aspetti che una “Eat the rich” degli Aerosmith parta di lì a poco. E questi due brani e “The ring is broken” costituiscono anche i picchi compositivi dell’album, con il resto dei brani non male ma con meno idee, e due ballads un po’ prolisse e una canzone strumentale (che francamente poteva benissimo diventare un brano vero e proprio cantato) a completare il quadro, per un risultato certamente godibile ma che, come detto, ci piace e ci appassiona, ma neanche ci fa gridare al miracolo.
In altre parole, i Rod Sacred in questo “Another day” ci si presentano come una band che (citando Van Halen) “va bene in apertura ai concerti, ma che non è da headliner”, e dove tutto suona bene, ma senza fare miracoli compositivi, per un risultato che ci fa piacere in macchina andando o tornando da un viaggio, ma che comunque non va molto oltre lo status di disco di nicchia. Per fans del metal classico italiano e pochi altri.
Track by Track
- Another day 70
- Freeman 75
- Land of pain 65
- The ring is broken 70
- Try to understand 70
- I miss you 65
- The day after 65
- No regress 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 60
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
68Recensione di Snarl pubblicata il 10.05.2024. Articolo letto 322 volte.
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