Rome In Monochrome «AbyssUs» [2023]
Rome In Monochrome
Titolo:
AbyssUs
Nazione:
Italia
Formazione:
Valerio Granieri :: Vocals
Gabriel Sassone :: Lead guitars
Marco Paparella :: Guitars
Gaetano Savoca :: Keyboards/Piano/Loops/Programming
Riccardo Ponzi :: Bass
Flavio Castagnoli :: Drums
Genere:
Post Rock / Progressive Metal
Durata:
50' 38"
Formato:
CD
Recensione
Si può suonare meno originali del primo album? Stando a questo “AbyssUs” dei Rome in Monochrome, evidentemente sì. Il loro precedente “Away from light” infatti rappresentava un interessante mix di musica post e doom, con elementi Gothic/doom che affioravano qua e là, rendendo il loro sound molto variegato e ben fornito.
“AbyssUs” da questo disco però si distacca parzialmente, e va a lambire più territori Gothic o Gothic/doom, con un risultato in realtà non male se preso singolarmente coi brani, ma anche che nell’insieme risulta suonare fin troppo eterogeneo, che insiste su pennellate di chitarra sempre diafane e decadenti quando in realtà servirebbe un po’ più di energia, e in cui il nuovo corso sonoro dei RIM mostra più idee compositive che un vero e proprio talento, e questo è un peccato perché, come detto, singolarmente i brani in sé vanno bene. Ne sia un esempio l’opener “To mourn the shade of your love”, che va a suonare nientemeno che come i Theatre of Tragedy che si sono fatti un’iniezione di testosterone e guitar oriented, senonché il brano successivo, “Antiheart”, cambia stile di parecchio, andando a suonare tra gli Anathema di metà carriera e certi Porcupine Tree, gruppo che riaffiora nelle influenze anche nel quinto brano ma accoppiato ai primi The Gathering per un certo mood visionario che evolve bene verso la fine del brano, ma che suona molto scollato dai due brani precedenti, e a tutto questo si aggiungano una “Anatomical machine” che sembra rifarsi ai Tiamat di “A deeper kind of slumber”, finendo con l’ultimo brano che sembra guardare al primo album dei RIM. Cosa c’è di male in questi brani? Niente, così come le influenze musicali seppur presenti sono eccellenti, eppure messe insieme il risultato mi dà l’idea che le influenze restano là e non sono amalgamate tra loro.
“AbyssUs” dunque è un disco solo carino, dove forse ai Rome in Monochrome serve di puntare maggiormente sull’impatto dei strumenti, e non solo sull’atmosfera, come invece bastava nel post del loro primo album, e di certo una qualità sonora un po’ troppo sfocata che mette in primo piano la voce e la tastiera non aiutano. Il che è un peccato perché ripeto: le composizioni ci sono, ma questo è e rimane un album di passaggio. Vedremo come evolveranno in futuro. I fan delle cose atmosferiche potranno comunque apprezzarlo, per cui un ascolto quantomeno non ì certo sbagliato, ma dei due dischi fatti, il primo è certamente quello da comprare prima.
Track by Track
- To mourn the shade of your love 75
- Antiheart 70
- Stains 65
- Post you 65
- A tomb beyond the furthest star 70
- Anatomical machine 65
- Sedatives 65
- The dissonant 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 65
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
69Recensione di Snarl pubblicata il 15.12.2024. Articolo letto 54 volte.
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