Recensione

Gran bello split a 4 bands questo edito dalla Masked Dead Records chiamato “Voces antiquis sanguinis”, e che ci propone 4 bands black metal provenienti dall’Italia e a tema pagan e derivati, edito a 200 copie, e con ognuna delle bands qui rappresentate da 2 brani ciascuna.
E l’inizio è affidato alla band che, devo dire, è quella che mi è piaciuta meno, ovvero i veneziani Stria, il cui black metal in realtà non è male, ma ha la colpa di essere qualcosa di acerbo un po’ sotto tanti punti di vista, a partire da arrangiamenti a volte molto più orientati verso il death/thrash, e con una personalità musicale ancora abbozzata, e di certo l’evidente drum machine non aiuta. Il secondo brano loro è il migliore, ma è ancora il frutto di una band con potenziale, ma che suona un po’ come tante altre alle prime armi.
Si cambia decisamente stile coi Ticinum da Pavia, band che mi ha molto piacevolmente impressionato col proprio primo full length e che qui conferma il proprio status di band black metal da tenere d’occhio per via di uno stile molto personale ma anche incredibilmente già maturo e definito e con un tocco melodico che si massimizza in questa release nel brano “Pavia brusa, la stria”. Si potrebbero forse limare alcune melodie un po’ cheap con cori troppo sintetici, ma è un dettaglio di poco conto. Tenete un occhio su questi ragazzi.
I sardi Kre’u sono invece senz’altro una band che funziona bene sulla lunga distanza: sulle prime il loro songwriting non sembra tanto convincere in quanto sembra la risultante di tante influenze e idee, ma messe là senza amalgama. E invece la verità esce fuori col tempo, con un feeling energico che va salendo col passare dei minuti in “Accabbadora”, e che in “Maliardzas” esplode in tutta la sua voglia di originalità, per un risultato meno combaciante col black metal, ma comunque interessante.
Concludono i Torinesi Vrim, il cui sound funziona anche questo sulla distanza, con “Ij lingher…” che evolve lentamente nel corso della sua pur corposa durata, e che esplode nel brano conclusivo. Questa è senz’altro la band più variegata del lotto, che alterna diverse influenze, tra cui quelle doom ad altre black metal, e il cui connubio sonoro si concretizza più nel primo brano per quanto riguarda il primo genere musicale definito poc’anzi, mentre quello black metal esce fuori nel brano conclusivo.
Uno split dunque dal forte profumo di underground, piacevole e musicalmente variegato. Un’utile occasione per tastare il posto dell’undeground black metal a tinte pagan made in Italy.

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