Burning Black «Prisoners Of Steel» [2008]

Burning Black «Prisoners Of Steel» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
2268

 

Band:
Burning Black
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Titolo:
Prisoners Of Steel

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Massimo De Nardi - Vocals
Giovanni Moretto - Rhythm Guitar
Marco Maffeis - Lead Guitar
Alessandro Jacobi - Bass
Luca Scomparin - Drums

 

Genere:

 

Durata:
42' 59"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2008

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Prigionieri dell'acciaio è un titolo perfetto per questo disco. Direi prigionieri del metallo, anche, e visto che ci siamo, anche di una manciata di stereotipi, perché no? In fondo l'intento di questa band è fare dell'heavy metal moderno, ma solo nella registrazione, utilizzando invece dei metodi collaudati, abusati, noti ormai anche al papa, che li additerebbe ancora come satanici. Io invece penso: sano e caldo heavy metal senza compromessi? Orecchie spalancatevi? Stereo, sfondati! Infatti qui li ho sentiti tutti i metallari degli anni '80 e con una registrazione bella corposa. Ci sono in testa i Maiden, i cui assoli di chitarra sono qui pressoché emulati nella traccia speed “Hell Is Now”, dove ci senti anche gli immancabili Judas Priest e quella puntina di Accept, che impreziosisce tutto sia nei mid-tempo che nelle parti più rapide. Il cantato così vicino a quel Paul Di Anno d'annata! Dannato! Non c'è dubbio: altro che prigionieri, costoro ci hanno perso anima e sentimenti nel metallo di (ormai) oltre 25 anni fa. Viene da domandarsi se prima o poi saranno assimilabili a chi fino a poco fa era ritenuto un nostalgico degli anni 70. Del resto nei primi anni 80 c'era il recupero dei '60, nel '90 dei '70... mi pare giusto che con un pelo di ritardo, anche gli anni '80 più rocciosi, vengano ripresi a piene mani. Non era questa però la sfida lanciata dai Burning Black! L'idea era quella che dal metal classico potevano ancora essere forgiate nuove lame che colpissero l'ascoltatore come una volta. E' innegabile: qui c'è un sacco di buona musica pesante, interpretata con passione; ascoltatevi il maestoso incedere marziale di “Angry Machine Of Love” (mai dimenticarsi lo street metal!) con quelle armonie di chitarre così genuine. La power ballad “No More Heroes”, immancabile come il Lunedì, ma interpretata in maniera eccezionale, non fa rimpiangere i migliori momenti dei tempi che furono. E poi cosa troviamo? No! Un brano intitolato “Heavy Metal”! Doppia cassa e riff vorticosi manco a dirlo, le chitarre urlano. Ebbene sì, signori, mi sa che, purtroppo, la sfida è persa. Come vi sarete resi conto da quanto detto fin'ora, ci troviamo di fronte ad un'operazione di recupero, genuina, ma tutt'altro che innovativa. Del resto i nomi che scrissero la storia di questo genere lo fecero per niente in sordina, segnarono un'epoca a tal punto che chiunque si azzardasse a farci i conti dovette pagare il pegno di assoli e composizioni fin troppo somiglianti. Ora dopo decine di anni il fatto si fa nostalgico ed è inevitabile il sentore di lacrima nel cuore. Se ci aggiungete dei testi incredibilmente datati, poi, non se ne esce. Chiariamoci: questo disco è assolutamente potente, piacevolissimo, quantomai divertente, vero e qui e lì ci tenta pure a forzare le regole (tanto per citare, in “Fight To Dream” c'è un che di Svedese), purtroppo il più delle volte si tratta di brani che non si faranno ricordare a lungo, disfacendosi nelle memorie di ciò che fu. Del resto è la band stessa che ce lo dice: Heavy Metal is our low...prendere o lasciare. Io prendo.

Track by Track
  1. Hell Is Now 65
  2. Angel Of War 70
  3. Angry Machine Of Love 70
  4. Smell The Fire 65
  5. Fight to dream 75
  6. No more heroes 65
  7. Heavy Metal 60
  8. Life passengers 70
  9. Without waiting... 65
  10. Without fear 65
  11. Prisoners of steel 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 50
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
67

 

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