FolkStone «Damnati Ad Metalla» [2010]
FolkStone
Titolo:
Damnati Ad Metalla
Nazione:
Italia
Formazione:
Lore – Voce, Cornamuse, Bombarde, Chitarra, Bouzouki
Teo – Cornamuse, Bombarde, Cori
Ferro – Basso, Cori
Andreas – Cornamuse, Percussioni, Cori
Lucas – Chitarra, Cori
Fore – Batteria
Roby – Cornamuse, Bombarde, Voce
Clara – Arpa, Sonagli
Genere:
Durata:
50' 24"
Formato:
CD
2010
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
E dunque eccolo: uno dei dischi che più attendevo per questo 2010 metallico. Il secondo album dei Guerrieri Orobici, i Folk Stone, Folk Metal band bergamasca che ha portato qui in Italia una nuova e propria concezione delle parole, per l’appunto, Folk Metal. Cornamuse, bombarde, arpe, strumenti che è rarissimo trovare nel Metal, figurarsi qui da noi. Questo basterebbe a spiegare come mai ritengo i Folk Stone una delle più interessanti realtà (se non LA più interessante realtà dell’intero panorama Metal italiano. Il tutto, ovviamente, mischiato a le incredibili atmosfere che questi otto artisti riescono a far apparire chiare davanti agli occhi dell’ascoltatore. In un niente ci si ritrova in una taverna a far baccano con una pinta di birra, o al fianco dell’orda barbarica longobarda all’attacco, o ancora in Terra Santa, a combattere una guerra che, forse, tanto giusta alla fine non è.
Già al tempo del primo, omonimo, album dei Folk Stone fui letteralmente ammaliato dal sound di questa band; ero assolutamente convinto che tale magnificenza difficilmente si sarebbe potuta ripetere, ma a quanto pare Lore e compagni si sono messi d’impegno per smentirmi: non solo “Folk Stone” è stato eguagliato, ma “Damnata ad Metalla” ad un ascolto attento (ho questo cd da circa una settimana e mi è capitato di ascoltarlo anche cinque volte in un giorno) riesce niente meno che a superare il suo predecessore, con un sound che non è mutato di un virgola, ma che si è fatto ancora più maturo.
E’ l’intro “Ol bal di òss” a dare il via all’album, con una soave ballata strumentale che sa di medioevo in ogni singola nota. “Popolo nomade un tempo partì, da terre lontane.. dall’Est fuggì (…) Dal Nord al Nero Mar, nobili sicur non possono star. L’orda in Pannonia sarà: Guerriero Longobart nuova vita vedrà”. Sono le prime parole ed il primo ritornello di “Longobardìa”, con la quale i Guerrieri Orobici ci portano al fianco dell’Orda Longobardo che dall’Est arrivò in Italia, con il bagno di sangue che li portò ad insediarsi dove oggi ancora vivono i loro discendenti. “Aufstand!” ha, oltre il classico marchio dei Folk Stone fatto di cornamuse e quant’altro, un sound che può ricordare, in certi frangenti l’Heavy/Power teutonico più duro: una vera e propria muraglia sonora fa d’accompagnamento a parole di rabbia e vendetta.
Neanche il tempo di riprendere fiato che si staglia, neanche tanto in lontananza, la traccia più bella dell’intero disco, quella “Anime Dannate” scelta per essere il singolo di “Damnati ad Metalla” (tant’è che ne è stato fatto il video, visibile a questo link http://www.youtube.com/watch?v=soszlsYOM3w). Una canzone che invita a liberarsi dalle proprie catene (ed il video proprio rende l’idea alla grande), una canzone di libertà, suggestiva, con un arrangiamento perfetto e delle parole da brividi: “(Vago) Solo… controvento in un oceano, e vetro il mio pensier s’infrange contro. Solo… Anime Dannate cantano, voci ammaliano, ombre intorno a noi”.
I Folk Stone si fanno poi ‘menestrelli’, narrando d’epoche lontane nell’altrettanto splendida “Frerì”, che precede l’unica che riesce, un poco, ad avvicinarsi ad “Anime Dannate”: “Un’altra volta ancora”, il cui ritornello (ma così tutta la musica) ricorda le atmosfere da Taverna che, ahinoi, forse abbiam solo letto nel Signore degli Anelli, con gente sbronza ad urlare il citato ritornello appresso ai cantori di turno. Non si tratta propriamente di una canzone allegra, trattando il tema della sfida senza paura propria dei popoli Celti nei confronti della Morte; inframezzata dai vari “Hei hei hei hei” troviamo difatti le parole “Brindo un’altra volta ancora/La morte è qua che mi sorvola/Brindo un’altra volta ancora/Macabra è la danza… noi balliam!”.
Non manca la consueta strumentale, così come fu con l’album precedente con “Avanti” (canzone popolare del XV secolo) e la cover degli Schelmish “Igni Cena”. Parlo di “Luppus in Fabula”, chiaro riferimento a quella che presumo sia la bevanda preferita dei nostri, che in parte ricorda, con le sue percussioni, proprio “Avanti”, per poi prendere giri che somigliano vagamente a “Mother Earth” dei Korpiklaani (a mio avviso i signori assoluti del Folk Metal in generale). E’ la volta dell’arabeggiante “Terra Santa”, il cui tema è il pensiero di un Crociato che, sempre abbia ben inteso il testo, quasi si pente perché “Terra Santa ora scompare, il mio Destino non sarà calpestare dignità: questa non è verità. Ho scagliato le mie armi, per un dio di vanità. Statue d’argilla.. il Tempio cadrà”.
‘Medievalmente’ parlando, i Folk Stone si scagliano con “Senza Certezze” contro qualcosa che prolifera, e non poco, soprattutto ai giorni nostri: falsità, ipocrisia. “Come lama nel vento i tuoi giudizi spezzerò: schiavi d’illusioni, la tua superbia ucciderò”. A me sembra di rileggere qualcosa che ricorda un noto imprenditore lombardo divenuto poi importante politico: ve lo dicevo che per certi versi, il tema qui è molto più che attuale. La triste “Vortici Scuri” segna l’inizio dell’ultima parte di “Damnati ad Metalla”: un testo malinconico e quasi rassegnato ci accompagna lungo un’altra delle più belle tracce del disco, anche grazie all’arpa che accompagna il tristo protagonista.
Ultimo pezzo nuovo di questa seconda Opera targata Folk Stone è “Nell’Alto Cadrò”, che è, sostanzialmente, l’esatto opposto della precedente “Vortici Scuri”: una canzone pregna di rabbia, con voglia di reazioni a qualsiasi difficoltà. Ma il disco non si chiude qui, perché abbiamo ancora una cover del menestrello della musica italiana, Angelo Branduardi, omaggiato dai Briganti di Montagna con “Vanità di Vanità”, già più volte suonata dal vivo, e la riproposizione di “Rocce Nere”, pezzo tratto dal precedente album, ma qui arrangiato a cappella con coro “Le Due Valli”.
Parlato dei pezzi (e credetemi, è molto raro che io esegua un coast to coast di un disco), due paroel le spenderei sulla prova dei musicisti ivi impegnati, partendo da Lore, la cui voce, nel mio immaginario, è ormai sinonimo di questa band: il suo timbro, il suo calore, il cantanto in italiano e persino la “R” moscia no riuscirei a sentirla bene come qui nei Folk Stone, ed allo stesso modo non riesco ad immaginarmi la band con un altro vocalist. Altra menzione, la voglio fare alla neo-arrivata Clara, subentrata a Becky e che per nulla fa rimpiangere all’arpa l’artista che l’ha preceduta. Va da sé che ogni singolo componente della band ha fatto la sua parte più che egregiamente. Last but not least, la produzione assolutamente divina: il master di “Damnata ad Metalla” è stato eseguito da Dragan Tanaskovic ai Bohus Sound Studios di Goeteborg. Ed infine, aggiungiamoci un artwok perfetto, dalla cover alle illustrazioni del booklet, e la confezione altamente professionale (digipack cartonato, fate vobis).
Penso d’aver detto tutto, manca solo un giudizio finale che, a mio parere, può anche non esserci, dato che ho ben spiegato cosa sia quest’album. Ma siamo professionali fino alla fine e, invitandovi a comprare immediatamente questo lavoro, vi lascio dicendovi che “Damnata ad Metalla” è, a mio avviso, uno dei più seri candidati ad essere disco italiano dell’anno.
Track by Track
- Ol Bal di Òss 80
- Longobardìa 85
- Aufstand! 85
- Anime Dannate 100
- Freri' 85
- Un'Altra Volta Ancora 90
- Luppulus in Fabula 85
- Terra Santa 95
- Senza Certezze 90
- Vortici Scuri 90
- Nell'Alto Cadro' 90
- Vanità di Vanità (Cover di A. Branduardi) 85
- Rocce Nere (new version) 85
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 100
- Qualità Artwork: 90
- Originalità: 95
- Tecnica: 100
Giudizio Finale
90Recensione di Lord Lucyfer pubblicata il --. Articolo letto 4021 volte.
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