Light Silent Death «Under The Sign Of Cancer» [2011]

Light Silent Death «Under The Sign Of Cancer» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
2711

 

Band:
Light Silent Death
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Titolo:
Under The Sign Of Cancer

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Francesco Porchetti - lead vocals
Marco Delle Fate - lead & rhythm guitars
Francesco Bronzini - lead & rhythm guitars
Simone Zampetti - bass, backing vocals
Francesco Briotti - keyboards, piano, synths, programming
Luca Paparelli - drums

 

Genere:

 

Durata:
42' 0"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

La prima cosa che balza subito all'attenzione è la potenza sonora; le chitarre sono come lingue di fuoco taglienti, la sezione ritmica come un terremoto (il suono dei tom è davvero esaltante e nella traccia “Deja Vu” se ne fa ampio uso...), uniti alle variopinte tastiere e alle vocals, ora di un profondo growl, ora gothic oriented. La musica dei Light Silent Death, band ternana, è precisione ed eclettismo. La base di partenza è il death metal di stampo svedese, sulla quale si innestano con grande disinvoltura molti altri generi. Le iniziali evocano a gran voce la psichedelia, ma qui dentro non se ne trova poi molta, c'è ben altro.
A seguire l'introduzione (una delle poche che ha pure un senso...) ecco “Hypothetical End”, un brano dove le tastiere si mettono in luce per evocare trame ebm, techno, come fossero novelli Nocturnus, per chi se li ricorda; lo stacco tra i suoni sintetici e il calore del metal generano un'atmosfera chirurgica, sobillata da ritmiche taglienti. “Cleansing Memories”, sorretta da un grande riff heavy death alla maniera dei Carcass, viene traviata da suoni pseudo sinfonici, che portano la traccia in meandri progressive; mi viene naturale chiamare in causa una band come i Goblin, ma anche cose più ardite e contemporanee, come i Threshold. Questa delle fughe di tastiera è una peculiarità particolarmente gradita che si trova anche in altre parti, ad esempio nella gotica ed accattivante “Anamorphic”. “The Sea In A Glass” è un granitico mid tempo dalle atmosfere non lontane dai Paradise Lost o dai Moonspell, con una voce dark, che dimostra la volontà della band di allacciare i rapporti con sonorità meno estreme; un pezzo orecchiabile, potremmo quasi dire, con una coinvolgente parte solista finale di chitarra, ma che non sfigura a confronto col resto.
Questo album mostra sicuramente una band di grande spessore e professionalità, in cui si percepisce chiaramente un lavoro di composizione, oltreché di produzione davvero notevole; non sono certo i primi a mescolare sonorità anche molto diverse tra loro, ma in questo disco ogni brano ha una sua peculiarità, per cui è impossibile annoiarsi durante l'ascolto, sebbene il materiale sia cospicuo e complesso. L'unica cosa su cui mi va di fare un appunto: avrei dato più spazio (anche solo in termini di volume) alla sezione delle tastiere, che spesso rendono grandiose certe parti (le cupe aperture di “Question Mark” o l'arpeggiato di “Eletrical Stranded”); ma son solo dettagli, il valore di un album così è fuori discussione. Se l'avessero fatto all'estero, la band sarebbe già in programma nei palchi dei vari e rinomati festival estivi europei. Da non perdere.

Track by Track
  1. Light Silent Death 70
  2. Hypotetical End 75
  3. Question Mark 80
  4. Cleansing Memories 75
  5. The Sea In A Glass 70
  6. Electrical Stranded 80
  7. Deja Vu 80
  8. Obscuration 75
  9. Anamorphic 85
  10. Under The Sign Of Cancer 75
  11. Nevercomin' Dawn 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 85
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 75
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
76

 

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