Witche's Brew «White Trash Sideshow» [2011]

Witche's Brew «White Trash Sideshow» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
698

 

Band:
Witche's Brew
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Titolo:
White Trash Sideshow

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Mirco A. Zonca bass, guitar
Joseph Solci - drums
Mirco Bosco - guitars

 

Genere:

 

Durata:
60' 13"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

E' davvero dura recensire questo album dei Witche's Brew, che in giro per siti e riviste è sempre stato descritto come uno di quegli album di cui se ne parlerà per anni. La cosa fondamentale di questo primo full lenght, cioè la caratteristica che lo fa spiccare tra tanti altri, dovrebbe essere la rozzissima e voluta (...spero bene!) registrazione: una nebbia fitta di feedback di chitarra elettrica che ricopre la batteria, annichilisce il basso e (praticamente) annulla la voce. Certo, si tratta di una scelta stilistica e sono tutt'altro che shockato; l'intento di sposare un progetto primitivo e rude di psichedelia heavy, con atmosfere buie e perverse, richiede una ripresa sonora altrettanto cruda e qui ce n'è in abbondanza. Spero comunque che molti si trovino d'accordo con me quando dico che il suono di un disco non vale quanto la bontà stessa degli arrangiamenti e un certo gusto per riff coinvolgenti; non si può giustamente puntare tutto su “come suona”. Proprio per questo motivo non riesco a capire cosa sia tutta questa agitazione riguardo quest'uscita, che in fin dei conti inanella semplicemente una serie di brani grondanti di soluzioni canoniche, basate sul manierismo ricavato dai primi anni settanta;
residuati di hard blues e space rock costituiscono la base di riff molto semplici, su cui si instaura una sezione ritmica poco udibile, ma altrettanto lineare e una sequela di assoli dal piglio acido, ma privi di mordente (per tacere dell'esecuzione). Per scendere ancora di più nel concreto vi invito ad ascoltare la lunga (oltre nove minuti) “Rebel Goon Blues”, dove la chitarra si lascia andare in un lungo vortice solistico che non comunica minimamente l'idea di “trip”. Non aiutano i saltuari interventi di organo in altre tracce, tutte comunque sfoggianti riff troppo solari. In termini ancora più schietti, queste composizioni possono stupire un metallaro abituato a sessioni eccessivamente nitide e a parti soliste delineate, ma coloro che hanno amato la psichedelia dai suoi timidi vagiti alla metà degli anni sessanta, fino alle cose più stordite dei decenni successivi, troverebbero tutto ciò ingenuo; malgrado i grugni torvi dei componenti del gruppo, le tonalità empie delle grafiche di copertina e la bruma sonora che lascia solo intendere quanto viene suonato.
In fin dei conti è un ampio dispiego di forze per far annusare l'aria di un tempo che fu e sotto ogni profilo si sono impegnati per essere credibili, tranne in quello più importante: diminuire il minutaggio: un'ora di riff abusati per sentire ogni tanto qualche atmosfera appena appena tetra e acchiappante (ad esempio in “Eight Miles Across The Sea”) è davvero troppo estenuante per chiunque suppongo. Capisco che non ci sia tanta di gente che suona questo stile recentemente (ma anche no, solo che sono più stoner/doom), ma chi è passato attraverso Blue Cheer, MC5 e Hawkwind (soprattutto, sentite l'album “Doremi Fasol Latido”) non credo troverà nulla di troppo interessante.

Track by Track
  1. Stone Cold Killer 50
  2. Leather 50
  3. Rebel Goon Blues 60
  4. The Mission 50
  5. Seas Of Shame 50
  6. Eighty Miles Across The Seas 70
  7. Dusk Till Dawn 60
  8. Drunkman Soul 65
  9. Double Trouble 60
  10. Bloody Mary 70
  11. Revenge 65
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 40
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
59

 

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