(Echo) «Devoid Of Illusions» [2011]

(echo) «Devoid Of Illusions» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Zoro »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1761

 

Band:
(Echo)
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Titolo:
Devoid Of Illusions

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Antonio Cantarin (vocals)
Mauro Ragnoli (guitars)
Simone Saccheri (guitars)
Simone Mutolo (piano & Keyboards)
Agostino Bellini (bass)
Paolo Copeta (drums)

 

Genere:

 

Durata:
1h 5' 0"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Un buon debutto per una band è di solito un lavoro non maturissimo, ma in grado di stupire con idee o con una tecnica fuori dal comune, e di far sperare bene per il futuro del gruppo. In questo senso Devoid of Illusions, dei bresciani (Echo), è un debutto eccezionale, un disco che sembra appartenere già a un gruppo esperto, impeccabile nel suo svolgersi, che inanella un pezzo dopo l’altro con una completezza e una sicurezza di se disarmanti. La band prende le mosse da un death-doom melodico (per esempio Katatonia, Anathema e Swallow the Sun), arricchito da molte delle idee migliori che la scena americana ha partorito negli ultimi anni, soprattutto un drumming avvolgente mutuato dallo sludge e atmosfere diafane dal marcato sapore post, e per ultimo ma non meno importante (anzi) da un eccezionale l’uso del pianoforte, che dona una ricchezza molto personale al sound, e da vita ad alcuni dei pezzi più belli del lotto, su tutti la solenne Unforgiven March e Disclaiming my faults.
Il sound degli (Echo) può essere accusato di essere un po’ derivativo, oltre che di una certa canonicità in cui i pezzi delle canzoni si incastrano tra loro (calma sognante con voci pulite e strumenti minimalisti, rabbia growl su tappeti di chitarre melodeath, tastiere effettate in sottofondo). Ma non mi sentirei di segnalare nessun altro difetto (a parte le due parentesi nel nome, che gli perdoniamo). La loro musica è epica, violentissima e al contempo di una delicatezza commovente, e ci porta per mano in odissee musicali da assaporare ad occhi chiusi, in cui rabbia e tenerezza, calma e tempesta si alternano e coesistono come due entità inseparabili e dipendenti.
Da avere per chiunque ami i suoni e le band citate in precedenza, e per chiunque voglia inorgoglirsi di uno dei migliori debut italiani di quest’anno.

Track by Track
  1. Intro 75
  2. Summoning the crimson Soul 75
  3. Unforgiven March 90
  4. The Coldest Land 75
  5. Internal Morphosis 80
  6. Omnivoid 80
  7. Disclaiming my Fault 85
  8. Once was a Man 75
  9. Sounds from out of Space 80
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 85
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 75
  • Tecnica: 85
Giudizio Finale
80

 

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