Madwork «Overflow» [2005]

Madwork «Overflow» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Queen Crimson »

 

Recensione Pubblicata il:
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Visualizzazioni:
2203

 

Band:
Madwork
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Titolo:
Overflow

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Jago - vocals
D.D.Jork - guitars
Trigger - bass and programming
Drums - drums
Luca - Keys loops and programming

 

Genere:

 

Durata:
47' 23"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2005

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Gli astigiani Madwork presentano un’attività quinquennale fervida, il cui coronamento è il disco Overflow, ove sperimentano un sound nuovo rispetto a quello dei precedenti demo, difficile da collocare in uno specifico genere.
Con l’uscita del mini del 2002 “Throught the farthest time” e, nel 2004, del full - lenght “Leaving all behind”, avevano trovato la propria vocazione immolandosi al progressive.
Col nuovo lavoro, però, la band sperimenta, elabora, taglia e cuce sapientemente creando un puzzle di influenze da vari generi, inserendo il meglio di ognuna e presentando un risultato vario, sorprendente, interessantissimo.
“Null”, prima delle 11 tracce di “Overflow”,ci introduce subito al nuovo credo del gruppo: inserti elettronici, un suono più duro, a tratti metal, a tratti hard rock, dove i riff sono decisi e le tastiere non invadenti.
Quasi sussurrando il vocalist Jago e le tastiere prog aprono”World in my hands”, il cui vero corpo è il ritornello, certamente affascinante, sorretto da un sound morbido e flessuoso della chitarra, e qualche campionamento elettronico, il tutto volto a tracciare un pezzo in cui è gustosissima l’alternanza fra ritmo lento, accennato, sinuoso e a momenti più deciso, incalzante.
In “Leaving all behind” la fa da padrone una ritmica più crossover,cui si inserisce la traccia vocale che stacca e ci riporta ad un’idea di rock ma, costante di questo disco, nessuna traccia ha un filone omogeneo, perciò anche in questo pezzo si fanno strada riff metal bilanciati da un complesso fresco, leggero, in perfetta alternanza e compensazione.
“Amused To Death” è introdotta da tastiere (insisto: mai invadenti) e un suono orecchiabile ma molto accattivante, solcando un tracciato di base hard rock, il pezzo è più canonico rispetto agli altri nella struttura ma non per questo meno coinvolgente.
Preludio di tastiere e campionamenti elettronici per “The Remedy”, su cui si sdraiano inaspettati riff metal…ma potevano i Madwork lasciare che un genere, una tendenza, dominassero su uno dei parti di “Overflow”? Manco a chiederlo, sulla base metal stendono un pulito e suoni di tastiera a tratti gothic, mai abbastanza per sfociare nella banalità e nel tedio, gestendo alla perfezione anche la numero 5.
“Memory is a lie” ha un principio da ballad, con chitarre che inseguono sound nostalgici, struggenti e un sottofondo di batteria incalzante ma mai troppo evidente per non spezzare la magia del brano, a cui si alternano (ne dubitavate?) punte hard rock e assolo di chitarra che tradiscono le radici progressive del gruppo in analisi, il cui eco è onnipresente, a volte celato molto bene, altre, come in questo caso, più evidenti.
E siamo giunti a “Flow”, brano più veloce, di base rock contaminato dai sottofondi elettronici che rimandano al crossover e da tracce vocali che si alternano fra refrain ancora hard rock e strofe più crossover.
“Sniper” ,ottava traccia, prende corpo fra campionamenti elettronici e ritmi cadenzati di batteria, mai troppo veloce per seguire adeguatamente l’entrata del vocalist, il quale si fa spazio fra gli strumenti con voce pulita, ottima estensione, e strofe sensuali interrotte da ritornelli fra il crossover e l’hard rock.
Variazioni di batteria e basso,“Missing a life” è indubbiamente figlio del progressive, dove ogni eventuale dubbio viene spento dai riff elaborati e assoli di tastiere dall’andamento tipicamente progressive metal. Ma “tipico” non è un aggettivo che si confa ai Madwork. E, tanto perché non ci si dimentichi mai della loro attitudine sperimentalista, spruzzano qua e là stacchetti hard rock.Il decimo brano è un deja – vu e, probabilmente, nonostante sia nel complesso riuscito, è quello meno originale dell’album in toto. Insomma le tastiere (stavolta un po’ troppo invadenti), il ritornello un po’ trito e ritrito e anche gli inframezzi per la prima volta scontati, non riescono ad elevare mai abbastanza il tono generale.
“Got a secret” si staglia su onnipresenti tastiere frenetiche e batteria cadenzata, un cantato pulito, bello, bellissimo. Purtroppo, però, anche quest’ultima traccia non riesce a sorprendere granchè, pur risultando curata non meno del resto del disco.
Globalmente, le proiezioni musicali che questi Madwork ci suggeriscono, rappresentano un bellissimo coinvolgente viaggio tra contaminazioni diverse, coadiuvati da un’indubbia perizia tecnica, a tutti i livelli. E’ interessante notare da subito come il gruppo non abbia perso la propria vocazione prog, inserendo variazioni e coordinando gli strumenti con grande minuzia ed anche l’artwork è interessante e rappresenta una buona istantanea di questo lavoro da premiare!

Track by Track
  1. Null 75
  2. World In My Hands 80
  3. Leaving All Behind 80
  4. Amused to Death 85
  5. The Remedy 85
  6. Memory is a Lie 75
  7. Flow 75
  8. The Sniper 85
  9. Missing a Life 80
  10. Weekend Widow 70
  11. Got a Secret 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 85
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 85
  • Tecnica: 85
Giudizio Finale
79

 

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