Recensione

Milanese di nascita, il gruppo dei Downhead è attivo da quattro anni e lo scorso 2011 la band ha pubblicato il primo exploit discografico che consta di sei tracce per una durata di una mezzoretta scarsa.
Come per la stragrande maggioranza delle band alle prese con la prima release, anche per i Downhead la strada si prospetta in salita per il semplice fatto di non aver ben chiare le idee di una proposta musicale ma comunque, ascoltando il platter, si evince una ricerca sonora di tutto rispetto e uno scandagliamento di una strada comune.
Come è ovvio, quando si uniscono diversi musicisti provenienti da mondi musicali assai differenti è piuttosto ardua la missione di creare un continuum sonoro che suoni tanto originale quanto preciso e articolato motivo per cui non posso né devo essere troppo esigente con i Downhead.
Cosa c’è nell’EP omonimo allora? Sei brani Alternative Rock/Metal piuttosto leggeri, melensi, a tratti banalotti ma sempre e comunque onesti e l’impegno si sente, ecco perché il mio augurio per un futuro migliore mi viene spontaneo farlo ai ragazzi dei Downhead.
La nota più negativa che posso fare riguarda l’interludio strumentale “Point Zero” che francamente non avrei inserito nella track-list o quanto meno non l’avrei posizionato a traccia tre per il suo portar troppo fuori l’ascoltatore dal contesto generale che è costituito da tutte semi-ballad in mid-tempo o anche slow, dinamiche quando possibile, soft nella maggior parte dei casi ma precise in molti episodi (“Nazca” e “Under The Sky” mi sono parsi i momenti maggiormente riusciti).
Ancora insufficiente per poter osare sulle lunghe distanze ma il seme è stato piantato e vedremo cosa crescerà.

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