Laetitia in Holocaust «A Slow Apocalypse» [2003]

Laetitia In Holocaust «A Slow Apocalypse» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Heresy »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1799

 

Band:
Laetitia in Holocaust
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Titolo:
A Slow Apocalypse

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
N: basso, chitarre
S: voce, basso, chitarre, tastiere, drum programming, samples

 

Genere:

 

Durata:
44' 0"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2003

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

I Laetitia in Holocaust sono un duo modenese formatosi nell'inverno 2001, che nel 2003 è giunto a registrare questo promo di otto pezzi dal titolo "A slow apocalypse". Innanzitutto complimenti ai due ragazzi per la scelta del nome del gruppo e per il contrasto semantico piuttosto forte che il nome stesso ci suggerisce; per quanto riguarda la musica in sé, ciò che i due ci propongono è essenzialmente un black metal dalle forti influenze old-style (sulla scia di Mayhem, Darkthrone e primi Satyricon), inframezzato da parti acustiche e più atmosferiche. Nel disco le buone idee non mancano, e si sente già dalla prima traccia, "Riflesso d'autunno", piena di bei riff e piuttosto carina in generale, così come altri pezzi nel resto del lavoro. Il suono delle chitarre è impastato come tradizione del genere comanda, purtroppo una grave pecca secondo me (soprattutto per un disco di black metal) è il fatto che la batteria sia programmata anziché suonata, programmata inoltre con un suono parecchio finto e artificioso (con il ride che ha il suono di un campanello...). Alle sfuriate tipicamente black i LIH alternano spesso parti melodiche arpeggiate, come in "The pale illusion" o in "When the light was brighter": queste parti a volte sono ben inserite, altre volte invece risultano troppo distaccate dal contesto generale di violenta ferocia dei brani, quasi come se si passasse ad ascoltare un altro gruppo! "Pazuzu in Auschwitz" è un pezzo piuttosto strano, con solo chitarre acustiche e batteria per quattro minuti dopo di che entrano la distorsione, la voce recitata e gli screams su cui il synth fa la melodia... Menzione a parte meritano i testi, che sul libretto sono riportati in italiano (e sono davveor belli), mentre nei pezzi sono cantati in inglese.
In conclusione, un disco che per tre quarti d'ora di durata offre parecchi buoni spunti, anche se molti passaggi sanno ovviamente di già sentito (cosa difficilissima da evitare secondo me quando si suona black grezzo...). Consigliato sicuramente agli amanti del genere, gli altri potrebbero anche darci un ascolto, considerando anche che il gruppo è al suo primo lavoro e ha un notevole margine di miglioramento!

Track by Track
  1. Riflesso d'autunno 70
  2. Luce algida 65
  3. The pale illusion 70
  4. Pazuzu in Auschwitz 65
  5. LIH 65
  6. When the light was brighter 70
  7. Gettati alla luce 65
  8. A slow apocalypse 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 65
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 50
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
65

 

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