Heavenfall «Falling From Heaven» [2012]
Heavenfall
Titolo:
Falling From Heaven
Nazione:
Italia
Formazione:
Dest - Voice
Nekrosaggina – Guitar
Gioro – Guitar
Malo – Bass
Dave Crown - Drums
Genere:
Durata:
48' 0"
Formato:
CD
2012
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Da un primo ascolto di “Falling from Heaven”, l’album di esordio dei lombardi Heavenfall, si evince subito che è l’heavy metal più puro e classico a farla da padrone.
Curioso il gioco di parole tra il nome della band e il titolo del lavoro che di sicuro facilita la memorizzazione. Decisamente infelice la scelta dell’art work del booklet, nell’era del digitale di sicuro il disegno simil-carboncino sarà controtendenza e originale ma in questo caso ci si poteva dedicare un po’ più di attenzione.
Evidenti ma ben metabolizzate, soprattutto dalla voce graffiante del cantante e dai riff sostenuti, le influenze eighties di band storiche, in primis Iced Earth, Judas e Maiden. Un bel timbro di voce in grado di sostenere invidiabilmente gli acuti viene leggermente tradito sui toni bassi perdendo di carattere, una batteria potente e ricca di doppio pedale accompagna ritmiche pulite e assoli che denotano una buona tecnica ma non risultano particolarmente penetranti. La composizione dei brani è equilibrata e non ne appesantisce l’ascolto.
Tra le dieci tracce, che coprono quasi cinquanta minuti, si fanno notare “Let the Feathers fall”, il pezzo con cui si apre l’album, un arpeggio che viene presto convertito in riff metallici pronti ad accompagnare il coro del ritornello (che già proietta la mente verso un collettivo “fist up in the air” degno di un concerto di mezza estate); i 5:30 minuti della tempestosa “Fuel for my rage”, brano in cui la musica rende bene il concetto di disagio sociale espresso nel testo (un po’ ridondante); “1939” che parte come powerballad con una seconda voce cupa ma per niente fuori luogo e vira con un cavalcato incessante verso sonorità più heavy; e infine “Flatline”, che si apre con l‘ accondiscendente innocenza di un bambino a cui vengono somministrati psicofarmaci e si chiude con le voci concitate di dottori floydiani, testo senza fronzoli, d’impatto la melodia rabbiosa, piccola pecca l’assolo non abbastanza incisivo.
Che dire, per gli amanti del genere, è complessivamente un bel lavoro del panorama underground italiano, poca innovazione ma tanta energia. Resta la curiosità di testare la resa live.
Track by Track
- Let the feathers fall 75
- Hey, Mr. Businessman! 70
- Jester Hat 65
- Wind of Liberty 65
- Hellrider 60
- Not Easy 60
- Fuel for my rage 65
- 1939 75
- Pathetic wanderer 65
- Flatline 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 45
- Originalità: 55
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
65Recensione di Elbereth pubblicata il --. Articolo letto 2246 volte.
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