Oprich «Birdless Heavens» [2013]
Recensione
Ci si aspetta sempre da gruppi che amano le sonorità metal e derivati che le liriche siano in inglese, e a dir la verità ci si becca quasi sempre anche se qui ho di fronte un gruppo con testi di difficile comprensione. Gli Oprich vengono dalla Russia e cantano nella loro lingua madre (c’è la traduzione in inglese, ma non è la stessa cosa). Per carità comunque, nulla in contrario...anzi il fatto che vogliano “sfondare” nel mondo della musica anche grazie alle loro radici è lodevole. Sono ormai arrivati al loro quinto album e quello che ci propongono è un folk/pagan metal di chiaro stampo sovietico aggiungendo, come detto prima, alle liriche in lingua madre gli strumenti tipici di quei luoghi. Forse è proprio questo l’aspetto di maggiore innovazione della band, dove alle distorsioni delle chitarre ed una voce solenne, si accompagnano strumenti a fiato molto dolci che scaldano l’ambiente. Le melodie sono molto ben curate ed il suond è molto particolare: l’atmosfera che si crea è un misto di malinconia e sogno a cui si aggiungono cambiamenti di stile come in “This Light And Joyous Death”, un pezzo certamente più tirato e pesante che per fortuna ha riportato la mia attenzione sulla retta via. Anche con “Beldam-Snowstorm” il mio udito ha apprezzato e mi ha fatto ricredere su quello che stavo sentendo: nelle prime due tracce non si gode a pieno della preparazione e delle variazioni stilistiche della band che invece vengono alla luce nelle tracce successive. A mio avviso la voce non è irresistibile, non mi piace molto, forse veramente troppo sovietica. Per il resto la band si muove bene e cura ogni sfumatura anche se non intende intrattenerci con virtuosismi. Arrivato verso la fine dell’album però avverto un po’ di noia e di monotonia nella stesura dei brani: ok che usano strumenti particolari, ma eccetto quelle due tracce più spinte, le altre sono tutte più o meno sullo stesso piano anche se di tanto in tanto gli Oprich coloriscono l’atmosfera aggiungendo rumori tipici di paesaggi nordici (lupi, vento, uccelli,...) coperti di neve, come potrebbero essere quelli della Siberia. Insomma un lavoro che è di chiaro stampo pagan metal, ma che non manca di colpire per la varietà di suoni e di strumenti adoperati, anche se forse si poteva fare qualcosa di più sul piano della variazione musicale tra una traccia e l’altra.
Track by Track
- Valedictory Hymn 65
- The First Wintry Touches 60
- This Light And Joyous Death 80
- Beldam-Snowstorm 75
- The Sit’-River 60
- The Prophetic 65
- Soon, Very Soon! 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 75
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
70Recensione di Vincent pubblicata il 15.02.2013. Articolo letto 1429 volte.
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