Aeon Zen «Enigma» [2013]
Recensione
Terzo lavoro per i britannici Aeon Zen creatura del polistrumentista Rich Hinks che, dopo due cd in cui troviamo solo session men al suo fianco, decide di costruire intorno a lui una vera e propria band per poter così proporre i brani anche in sede live.
Ci troviamo davanti ad un platter decisamente controverso e particolarmente vario che punta l’attenzione sul progressive metal più classico con l’aggiunta di diversi spunti presi qua e là dai più disparati generi musicali.
Il risultato è un “polpettone” di difficile digestione, in cui però possiamo trovare momenti decisamente piacevoli come l’opener “Enter the enigma”, brano squisitamente progressive complesso nell’esecuzione grazie a cambi di tempo repentini accompagnati da un tappeto sinfonico alquanto pregevole e mai banale che ci trasporta in un crescendo di emozioni che culmina con un’immane energia sprigionata dai riff di chitarra.
Discorso decisamente differente deve essere fatto per “Artificial soul”, canzone di chiaro stampo britannico carica di pathos soprattutto per quel che concerne le parti maggiormente melodiche che preparano l’ascoltatore all’esplosione dei momenti più ritmati e potenti; la voce di Andi Kravljaca, inoltre, si adatta perfettamente al sound quasi fosse stato costruito intorno ad essa.
“Divinity” sposta completamente il tiro grazie all’aggiunta di alcune idee decisamente pregevoli tra cui spicca l’alternanza tra linee vocali pulite e particolarmente pompose e parti cantate in growl; si tratta, senza dubbio, del brano più interessante di tutto il cd, in cui la struttura esula dai cliché prettamente progressive per avventurarsi, in alcuni frangenti in territori death metal.
Purtroppo tutto finisce dopo il terzo brano come fosse un fuoco di paglia; per il resto del cd troviamo solo luoghi comuni triti e ritriti senza particolare originalità, accompagnati da una caduta di ritmo assai evidente che porta l’ascoltatore verso una noia tutt’altro che gradevole. Passiamo così dal progressive all’aor all’hard rock senza notare granché di particolarmente rilevante se non la capacità tecnica dei musicisti.
Questo “Enigma” è alla fine un lavoro decisamente insipido che non entrerà nel gotha dei miglior album del genere. Troviamo qua e là qualche buona idea ma il sound, nel complesso, non convince e risulta ai nostri orecchi troppo ripetitivo. Si tratta sicuramente di un prodotto di nicchia che sconsiglio ai non amanti del genere.
Track by Track
- Enter the Enigma 70
- Artificial Soul 70
- Divinity 75
- Seven Hills 55
- Warning 55
- Turned to Ash 60
- Still Human 60
- Eternal Snow 60
- Downfall 55
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 60
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
63Recensione di FallenAngel pubblicata il 01.03.2013. Articolo letto 1517 volte.
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