Arcanum Sanctum «Varitas Odium Parit» [2012]
Recensione
Non so voi ma personalmente questo tipo di album comincia un po' ad uscirmi dalle orecchie; sono quei generi del “sì, vabbè, bravi, bello ma...”; un po' come i gruppi “female fronted”, dei quali non si capisce come possa continuare la diffusione. Sono quelle band che hanno sacrificato (se così vogliamo dire) lo spirito irruento del metal per approdare a composizioni che abbiano come centro la melodia, e che si basano su dei canoni anche particolarmente apprezzati in passato (dal pubblico di quelle band che hanno imposto un determinato stile). In questo caso, lampante è la deriva gotica di brani tipicamente death metal svedesi; e infatti se volessimo citare alcuni nomi per identificare quali siano le influenze di queste derive, non possono mancare gli In Flames e i Carcass più puliti per quanto riguarda l'estesissimo lavoro delle chitarre, ma anche i Paradise Lost degli anni novanta, con assoli scintillanti e ricchi di wah wah. Intendiamoci: non è un brutto lavoro, di quelli che una volta spento lo stereo, non lo riapri mai più! È fantasioso e diversificato, le chitarre sono padrone assolute in intricate linee decadenti, ma brillanti; la sezione ritmica, esaltata da una produzione pulitissima è irruenta e tecnica al punto giusto; le parti di tastiera e pianoforte sono ispirate e arrangiate con cura, dando il giusto gusto melodico; solo la voce tende ad essere un po' prolissa, sempre uguale e un po' di tendenza metalcore. È però la continua sensazione di avere a che fare sempre con i soliti stacchi degli At The Gates, inframmezzati da quei richiami stilistici che ho citato poche righe fa; più l'idea che manchi sempre il giro accattivante che salti fuori dal mucchio e che conquisti l'orecchio dell'ascoltatore. Verrebbe da pensare che una tecnica così sopraffina meriterebbe una direzione musicale più focalizzata, invece che soffocata da arrangiamenti pastosi e sovente cangianti; perché questo album dura giusto mezz'ora, ma alla fine ci si sente un po' sfiancati. Interessanti, ma necessitano di ripulirsi un po' dagli eccessi e di centrare un paio di riff di quelli giusti, che tutti noi sappiamo quali sono.
Track by Track
- The Explorer 50
- When Truth and Kinfe Unite 55
- Rain Imprints 60
- Beware The Dreamer 60
- The Last Drop Of Sanity 65
- From misery To Purpose 60
- In Memory Of 65
- My Butterfly 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 55
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
61Recensione di June pubblicata il 10.03.2013. Articolo letto 1031 volte.
Articoli Correlati
News
- Spiacenti! Non sono disponibili altre notizie correlate.
Recensioni
- Spiacenti! Non sono disponibili Recensioni correlate.
Interviste
- Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
- Spiacenti! Non sono disponibili Live Reports correlati.
Concerti
- Spiacenti! Non sono disponibili concerti correlati.