Eight Bells «The Captain's Daughter» [2013]

Eight Bells «The Captain's Daughter» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Elbereth »

 

Recensione Pubblicata il:
23.03.2013

 

Visualizzazioni:
896

 

Band:
Eight Bells
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Titolo:
The Captain's Daughter

 

Nazione:
U.s.a.

 

Formazione:
Christopher Van Huffel - Batteria
Melynda Jackson - Chitarra
Haley Westeiner - Basso

 

Genere:
Sludge / Progressive Metal / Rock

 

Durata:
31' 11"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
19.02.2013

 

Etichetta:
Seventh Rule
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Earsplit PR
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Recensione

“This is only an experiment. A Blackened experiment.”

É così che il trio di Portland definisce le proprie creazioni. La chitarrista Melynda Jackson, dopo aver sciolto i SubArachnoid Space, preso in prestito il batterista e il nome dal loro ultimo album (Eight bells per l’appunto) ha messo su questo progetto strumentale non meno sperimentale e psichedelico della sua vecchia band: con gli Eight Bells, prodotti da Billy Andreson (Agalloch, Neurosis), Melynda, affiancata dalla bassista Haley Westeiner e da Christopher Van Huffel alla batteria ci presenta quattro lunghe tracce dark, atmosferiche, inquietanti, dalla cadenzata ritmica doom e dal songwriting davvero contorto.

Qualcosa di geniale o tremendamente noioso, dipende, ma del resto” de gustibus non disputandum est”.

Un viaggio lungo mezz’ora, che inizia tranquillo con i primi secondi di “Tributaries”, dal riverbero post-punk con qualche inserto black, ma che subito vira con veloci cambi di ritmiche e chitarre sconnesse lasciandoci intravedere quello che sarà lo stile dell’intero album.
Con la seguente “Fate and Technology”, complice l’introduzione dell’eterea parte vocale di Kris Force degli Asylum Ambra, l’atmosfera si fa sempre più cupa, il doom quasi gotico si fonde allo sludge nell’ultima parte della traccia, in cui il muro di suono si alza nuovamente.
Sulla stessa scia è la titletrack, dodici minuti ipnotici ma dinamici in cui viene inserito un oceanico duetto tra chitarra e basso e si chiude con un lamento spettrale (evidenti reminiscenze di SubArachnoid Space). Il trip finisce con “The Yellow Wallpaper”, i cui toni più rassicuranti durano poco e presto l’ecletticità e lo stile proprio dei tre musicisti dell’Oregon tornano a farsi vivi.

Al limite tra l’assurdo e l’estroso. Curiosi?

Track by Track
  1. Tributaries 75
  2. Fate and Technology 80
  3. the Captain's Daughter 85
  4. The Yellow Wallpaper 85
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 85
  • Originalità: 85
  • Tecnica: 85
Giudizio Finale
83

 

Recensione di Elbereth pubblicata il 23.03.2013. Articolo letto 896 volte.

 

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