Overoth «Kingdom Of Shadows» [2013]

Overoth «Kingdom Of Shadows» | MetalWave.it Recensioni

Autore:
Snarl »

Recensione Pubblicata il:
25.03.2013

Band:
Overoth

Titolo:
Kingdom Of Shadows

Nazione:
Irlanda Del Nord

Formazione:
Andy Ennis :: Bass, Vocals
Jay Rodgers :: Drums
Daniyel Dempster :: Guitars
Andrew Pennington :: Guitars

Genere:
Old School Death Metal

Durata:
36' 23"

Formato:
CD

Data di Uscita:
15.02.2010

Etichetta:
Hostile Media

Distribuzione:
---

Agenzia di Promozione:
Future PR

Recensione

Grande disco di debutto questo degli Overoth, gruppo di Belfast che ci propone questo “Kingdom of shadows” consistente in dieci tracce condensate in 36 minuti e mezzo di un death metal potente, tendente all’old school e che facilmente potrà interessare gli amanti di questo genere non tanto per tassi tecnici o che altro, ma semplicemente per la dura cattiveria dei riffs, per l’aggressività della sezione ritmica e in generale per un tiro che raramente sbaglia.
La title track opener dell’album, credetemi, non è altro che un assaggio di ciò che troverete in questo disco, che non puzza mai di stantio o di clone dei primi Entombed. Già dalla seconda “I am one, I am all” gli Overoth fanno sul serrio e ci regalano un brano potente e ben calibrato dotato di un chorus prepotente e cattivo, che deve qualcosa agli Immolation di “Unholy cult” e “Harnessing Ruin”, mentre dei rallentamenti alla Acheron e Incantation riguardano “The serpent of old”. Ma è dalla seconda parte, nonostante una buona fase iniziale, che gli Overoth menano davvero pesante senza risparmiare munizioni, con la mitragliata di “Let to the slaughter”, la coppia “Pathway to demise” e “Obsidian Blade” molto in stile Morbid Angel di “Dominate” per la compattezza nelle parti veloci e con la prima di queste che alla fine ha un tocco molto thrash che mi ha ricordato i Torture Squad, nonché la quasi death/black “Upon the altar” e la potentissima scudisciata finale di “The forbidden realm”.
Insomma: un disco completamente riuscito e con pochissimi passi falsi, tra cui forse il fatto che la band, malgrado gli ottimi riffs mostrati, non sembra ancora andare al massimo quando tenta la carta delle dissonanze e qua e là si sente anche il bisogno di più chitarra solista e di assoli lunghi e che invece sono distribuiti col contagocce, ma che per contro ha una compattezza sonora e una potenza e poliedricità nei riffs che colpiscono positivamente, a tal punto che costituiscono un colpo sicuro per gli amanti del death metal.