Azure Emote «The Gravity of Impermanence» [2013]

Azure Emote «The Gravity Of Impermanence» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Carnival Creation »

 

Recensione Pubblicata il:
13.04.2013

 

Visualizzazioni:
961

 

Band:
Azure Emote
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Titolo:
The Gravity of Impermanence

 

Nazione:
U.s.a.

 

Formazione:
Mike Hrubovcak :: Vocals, Keyboards, Electronic Programming, Samples, Harmonica
Ryan Moll :: Guitars
Mike Heller :: Drums, Percussions

Guests:

Kelly Conlon – Bass
Pete Johansen – Violin, Electric Violin
Sandra Laureano – Vocals
Melissa Ferlaak Koch – Vocals (tracks 3, 8, 10)
Bruce Lamont – Saxophone (tracks 8, 9)
Jonah Weingarten – Keytar Solos (tracks 1, 7, 12)
J.J. Hrubovcak – Second Guitar Solo (track 5)
Jason Ian-Vaughn Eckert – Guest Electronic Programming (tracks 10, 13, 14)

 

Genere:
Avant-Garde Industrial Death Metal

 

Durata:
1h 0' 30"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
04.04.2013

 

Etichetta:
Selfmadegod Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Per Selfmadegod Records esce questo mastodontico ‘The Gravity Of Impermanence’ degli americani Azure Emote, trio micidiale tra cui figura un Mike Heller dietro le pelli (novello drummer anche dei più noti Fear Factory). Per chi non avesse mai avuto modo di dare un’ascoltata generale ai dischi degli Azure Emote -quindi al momento due album in studio in tutto- sappia che occorre una certa dose di pazienza, concentrazione e determinatezza per farsi fuori un intero full-length della band.
Dopo il buon episodio di “Chronicles Of An Aging Mallam” datato ormai 2007 la band si è concessa una pausa, interrotta da questo “The Gravity..”, album che conta anche la partecipazione di un bel po’ di guests tra tastieristi, cantanti donne in stile dramatic soprano, violinisti, bassisti, chitarristi, sassofonisti e programmatori di virtual instruments quindi il tutto assume un’aria estremamente complessa e ragionata.
A riprova di questo vi basta dare un ascolto anche alla stessa opener “Epoch Of De-Evolution” per sondare un po’ lo strano tipo di avanguardia musicale che aleggia nelle composizioni del progetto, che sono difficili all’ascolto quanto estremamente particolari e ricchissime di sfaccettature e influenze, in certi casi (immagino volutamente) discordanti tra loro, come può essere la presenza di un sassofono o di un’armonica nel metal estremo, e in altri quasi a sfiorare il Symphonic (la magica “Carpe Diem”).
E infatti quasi di magia possiamo parlare quanto ad atmosfere fortemente colorite e in potentissimo contrasto tra di loro; quasi non ha senso parlare di un genere musicale come l’Avantgarde Metal o il Death Metal sperimentale ma come qualcosa che pesca a piene mani nel metal in generale, quello modernissimo, ricco di groove e sfuriate varie già sperimentate più volte anche dagli inglesi The HAARP Machine seppur in ambito maggiormente progressive e “djent” (che termine orribile!).
Il modo di cantare del Hrubovcak è fortemente radicato nel Death Metal come intenzione ma è contornato di sostanze inerenti a mondi come Fusion e Free-Jazz (il sax di Bruce Lamont parla chiaro), cantanti donne, musica elettronica forse eccessiva e un po’ fine a se stessa e tanto, tantissimo da dire in così poco tempo.
Il materiale contenuto in ‘The Gravity Of Impermanence’ sarebbe sufficiente per almeno due dischi eppure è stato assemblato (a volte un po’ a taglia e cuci fastidioso) in un unico prodotto, concepito bene e suonato meglio ma alle lunghe troppo dispersivo per un ascolto mirato: tendenzialmente sono presenti tanti di quegli elementi quasi da annullarsi a vicenda generando il tutto e il niente, ecco perché un ascolto tutto d’un fiato del disco lo sconsiglio ed esorto ad un’esperienza lenta e metodica. Uno, massimo due brani alla volta, magari dopo i pasti.
Stroncarlo è impossibile, c’è stato troppo lavoro professionale dietro e la serietà degli Azure Emote non è discutibile ma di certo un disco come questo, pur meritando molte attenzioni, merita anche la considerazione dei soli amanti della sperimentazione più estrema. Chi non contempla l’essere alchimisti in musica non è invitato alla festa.

Track by Track
  1. Epoch Of De-Evolution 75
  2. Carpe Diem 85
  3. Marching Forth 80
  4. Sunrise Slaughter 70
  5. Conduit Of Atrophy 75
  6. Veils Of Looming Despair 70
  7. Dissent 75
  8. The Living Spiral 70
  9. Obsessive Time Directive 75
  10. Patholysis 70
  11. Destroyer Of Suffering 75
  12. Annunaki Illuminati 65
  13. The Color Of Blood 70
  14. Puppet Deities 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 90
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 90
Giudizio Finale
74

 

Recensione di Carnival Creation pubblicata il 13.04.2013. Articolo letto 961 volte.

 

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