Step On Memories «Furthest» [2013]
Recensione
“Furthest”, il primo album degli Step on memories, è, in realtà, il secondo lavoro della band, presente sulla scena dal 2008 e con all’attivo numerosi concerti e, appunto, un EP “Lasting values”, uscito nel 2010. La band, figlia dell’hardcore, prende come base questo genere e lascia che questo caratterizzi tutte le componenti sonore. Contemporaneamente gli Step on memories, creando sonorità più complesse e lavorate, cercano di far intersecare la matrice hardcore con maggiori distorsioni e rifiniture nel ritmo e nei riff. La base musicale fa da trampolino di lancio e lascia libero sfogo all’ instancabile scream, che conserva un ruolo centrale all’interno del discorso sonoro della band. Con i primi due brani, che seguono il breve intro, gli Step on memories vogliono comunicarci da dove vengono: “Become aware”, scorrevole e uniforme, e “ I heard they say”, corposa e dotata di buone transizioni, sono veloci, incalzanti e mostrano entrambe i segni di innesti con numetal e metalcore. In “Carved with this” si ascolta un suono più contraddistinto e originale grazie anche ai buoni cambi di tempo e controtempi. “Blue skin” e “580” sono più riflessive e dilazionate e virano più sul metal contemporaneo, ma con sottolineature delle ritmiche e ampio spazio per lo scream, nella prima e ritmi sognanti e vocals in rilievo rispetto al suond, nella seconda. La veracità hardcore torna a farsi sentire più forte in “In gold we trust” e in “The benefit” , dove i ritmi infuriano e mantengono costante la velocità, mentre sono i riff che diversificano e creano le dinamiche del brano. “Christopher McCandless” e “Dreamers” sono brani simili: la prima ha una buona musicalità e coerenza di accordi, con qualche accenno al doppio registro vocale e qualche rimando ai primi Gallows. Nella seconda lo scream e il suono molto carichi e si affidano ai ritornelli per far esplodere la melodia. Nell’ultimo brano “Spotlight” le chitarre sono meno rabbiose, il ritmo si sviluppa e si differenzia, mentre lo scream non dà tregua ed è sempre in tensione, sempre al limite del breakdown. La copertina bucolica (e quasi indie) dell’album nasconde un interno di postcore di buona fattura, maturo e sfaccettato, in cui la band di Vicenza risulta più efficace quando riesce a mantenere costante la tensione emotiva e ritmica.
Track by Track
- Intro S.V.
- Become aware 75
- I heard they say 75
- Carved with this 80
- Blue skin 70
- 580 70
- In gold we trust 75
- The benefit 70
- Christopher McCandless 80
- Dreamers 75
- Spotlight 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 75
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
74Recensione di Jezebel pubblicata il 19.05.2013. Articolo letto 1513 volte.
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