Riccardo Gioggi «A Theory Of Dynamics» [2012]
Recensione
Ancora una volta il cerchio si chiude, e torniamo ad occuparci di un lavoro solistico a sei corde. E come tutti i lavori solistici a sei corde, la domanda è sempre la stessa: riuscirà a distinguersi dalla massa?
Il punto non è tanto l'abilità o lo stile, quanto la tendenza a cercare di infilare quanta più roba possibile in una sola canzone, andando ad annacquare la struttura portante e trascinando fin troppo in là le idee musicali. Il risultato sono spesso album nè carne nè pesce, tecnicamente perfetti e spesso molto fantasiosi, ma che a causa di quest'allungamento eccessivo lasciano il tempo che trovano.
Dove si colloca Gioggi in tutto ció? È la domanda che mi sono posto iniziando ad ascoltare il disco. Time Rush prometteva bene, e anche se la dilatazione di cui sopra faceva sentire i suoi tentacoli, la proposta concisa di groove, metal e influssi jazz trovava un terreno fertile. Le canzoni successive purtroppo non sono così ben sfruttate, nonostante un interessante uso di violino ed effetti, quindi ero già pronto a posizionarlo nella marea di album solistici di buon livello ma non impressionanti che ho incontrato.
Ed è proprio a questo punto che quel furbacchione di Riccardo posiziona la sua carta vincente: il duo The Spy Song/Every Single Step è uno dei migliori posizionamenti di canzoni in un album che abbia mai sentito, capace di risvegliare bruscamente l'attenzione tramite un'ottima scelta di sonorità esoticheggianti in cui nemmeno una battuta viene sprecata, e un successivo, spiazzante approccio intimista sulla tematica dell'infanzia, condotto tramite archi e piano e arricchito da registrazioni familiari dei primi passi della piccola nipotina della famiglia Gioggi. Quest'uno-due crea una forte rottura con i brani precedenti, e manda letteralmente nel cesso la mia intenzione di categorizzarlo come album "non degno di nota".
L'impronta resta quella di un lavoro sonoricamente spesso alla Vai, con occasionali influssi jazz/rock progressive, e qualche citazione quasi diretta del Maestro. Dopo questa impennata inaspettata il disco ritorna al tono normale, e prosegue sulle linee abituali, interessante e ottimamente eseguito ma non fenomenale, nonostante il leggero innalzamento finale della title track.
Lo ammetto, non sto rendendo giustizia al disco; prendete le mie parole con le pinze, ma il mercato solistico, proprio essendo solistico, va sempre valutato in modo critico e più rigido rispetto alle normali uscite. E criticamente parlando, è un disco di buon livello, con esecuzioni fantasiose e un paio di canzoni che si stagliano nettamente rispetto al panorama.
Se cercate un buon disco solista con punte di genialità e spirito, non andate oltre; qualunque album che riesca a colpire il mio nero cuore avvizzito di recensore merita sicuramente il vostro tempo.
Track by Track
- Time Rush 80
- Dreamt 11 70
- Designs 65
- The Spy Song 85
- Every Single Step 85
- Meridians 75
- Even Tide 70
- Air 75
- A Theory Of Dynamics 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 80
- Tecnica: 90
Giudizio Finale
77Recensione di MrSteve pubblicata il 01.06.2013. Articolo letto 866 volte.
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