Recensione

Un disco davvero difficile questo "Intermission". Fin da subito il titolo mi ha riportato alla memoria i Dredg di Leitmotif (evitando di tirare in ballo i Tool) e ricordare i complessi giochi sonori e le articolazioni di quel disco non è affatto positivo prima di mettersi all'ascolto di questo lavoro dei calabresi Ushiro Mawashi. Il post-alt-rock proposto è molto vicino ad atmosfere nord europee, sebbene synth e chitarrelinee di basso distorte ci diano un forte richiamo industrial (Nine Inch Nails sopra tutti). Fin dalla opener si ha una sensazione generale di quello che sarà il disco: un'ingente quantità di suoni miscelati sopra parti melodiche semplicistiche senza troppa cura nel dettaglio. Sembrerebbe quasi una sessione con dei loop lasciati quasi al caso. La differenza con gli artisti che questo genere lo sanno fare bene sta nel contenuto: a livello sonoro ci sono tracce come Mammoth (probabilmente la più riuscita del disco, mooolto N.I.N.), Supernova e Miocardio che si possono definire molto valide. Tuttavia ogni traccia contiene delle pecche dalle quali non si può davvero distogliere l'attenzione. Esempio: Miocardio sarebbe stato un gran bel pezzo, peccato quella chitarra a 1:43 che suona banali intervalli di quinta drammaticamente fuori tempo a quel volume disastroso. Asimov's Stardust Milk inizia (come quasi la totalità delle tracce) con ottimi presupposti, atmosfere eteeree che subito si infrangono con una chitarra elettrica nervosa e ostinata di lì a poco accompagnata a braccetto dal basso che fanno perdere la sensazione di "trip" l'idea di inserire una dominante con l'arpeggio di chitarra (2:49) viene completamente ignorata dal resto della combriccola e il brano "progredisce (armonicamente senza alcuno spunto") fino all'ingresso di alcuni dei campioni di piatti più raccapriccianti fra le library di Fruity Loops. Il finale è molto interessante, sebbene si perda verso il minuto 5, complice il fatto di avere un'unica nota bassa.

Tutto fa pensare che le poche idee buone sarebbero dovute rimanere in lavorazione per un altro pò, scremando il superfluo e scegliendo parti con più attenzione. Criticando in maniera emotiva, il disco coinvolge non abbastanza da abbandonarsi ad esso e,anzi, le molte pecche ci calciano a pedate dalle trame oniriche (sia che si parli di sogni che di incubi, alcune atmosfere sono molto dure) faticosamente tessute negli ingressi. La cosa che mi rattrista è che questo poteva essere potenzialmente proprio un bel lavoro, tralaltro forte di una bellissima immagine per la copertina. Spero che queste critiche negative siano servite come spunto per migliorarsi e fare qualcosa di tremendamente buono in futuro.

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